Serie tv, film, fatti di cronaca nera, disastri naturali e sanitari. Le nuove ragioni del turismo di massa, in bilico fra cultura e marketing mediatico
La storia dell’uomo è costellata di viaggi: nel corso dei secoli, migrazioni, deportazioni di schiavi, commerci e pellegrinaggi segnarono le rotte marittime e terrestri di tutto il mondo. Si viaggiava in sostanza per necessità, devozione o per affari. Dal Cinquecento si comincia a visitare i centri maggiori della cultura. Siamo agli albori del turismo. Appannaggio di pochi privilegiati fino al XVIII secolo, con il miglioramento delle condizioni sociali e la maggiore efficienza dei mezzi di trasporto, il viaggio diventa un’attività più accessibile e si converte in un fenomeno di massa che influisce sul ventaglio delle mete turistiche. Ma quali sono i motivi per cui oggi si viaggia? Perché si scelgono alcune mete a scapito di altre? Non solo per arricchimento culturale, distacco dalle attività quotidiane o per tradizione familiare. Un luogo ignorato dai più può divenire una potenziale meta turistica se è in grado di combinare due elementi: la rilevanza socioculturale e quella commerciale. E come si stabilisce? A partire dalla risonanza mediatica. L’effetto principale è suscitare la curiosità di ciascuno di noi. I set di film e serie tv di successo planetario, fatti di cronaca nera, catastrofi naturali e sanitarie (terremoti, tsunami, epidemie) costituiscono un serbatoio infinito di possibilità che giocano sulla fidelizzazione dei viaggiatori, sulla scia di un divertimento continuo all’insegna della sperimentazione. Per dirla con il filosofo francese Guy Debord, l’ingrediente di base è lo spettacolo, inteso come “rapporto sociale tra persone mediato da immagini” (La società dello spettacolo, p. 4): in termini semplici, i mezzi di comunicazione (tv, social network, informazione) trasmettono le “immagini”, che siano notizie o film, portano lo spettatore a recarsi nei luoghi dei (mis)fatti, generando un circolo di business su scala mondiale. Vediamo qualche esempio per capire di più.
Voliamo nel Regno Unito. Due fenomeni culturali fanno da padrone in questa nuova costola del turismo: la saga fantasy di J.K. Rowling Harry Potter e la serie britannica Downton Abbey. Harry Potter, fin dalla pubblicazione del primo libro e dall’uscita dei film della Warner Bros, è divenuto un cult. Ha creato comunità di fan sparse per tutto il mondo, rendendo irrinunciabili la puntatina al castello di Alnwick (residenza ufficiale dei duchi di Northumberland, al confine della Scozia, scelto come set per la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts) e ai London Harry Potter Studio, dove è possibile acquistare prodotti di merchandising (tazze, sciarpe, anche le caramelle Tuttigusti+1 e le Cioccorane) legati al brand Harry Potter e scoprire luoghi ed oggetti utilizzati nelle riprese. Lo stesso si può dire di Downton Abbey: certo, cambia lo scenario – la storia di una famiglia nobile inglese dello Yorkshire nei primi del Novecento -, ma la sostanza no: dalla trasmissione su Netflix, i Crawley fanno il giro di tutto il mondo e portano molti fan della serie a visitare il castello di Highclere (Hampshire).
Non solo cultura “tout court”. Anche i disastri umanitari possono trasformare località sperdute in mete di viaggio. Pensiamo al Covid-19 nel nostro Paese. Fino a marzo 2020, quasi tutti ignoravamo l’esistenza di Codogno e di Vo’ Euganeo, se non fosse stato per il virus di Wuhan che, invece, ha ribaltato l’immagine mediatica di queste due località del Nord Italia. Fra i primi focolai della pandemia, i nomi di “Codogno” e “Vo’ Euganeo” sono rimbalzati innumerevoli volte sui giornali, li abbiamo sentiti e risentiti ai telegiornali, non è venuto a mancare, nonostante tutto, un circolo turistico di rilievo. O ancora, non andando troppo indietro dalla nostra contemporaneità, la cittadina ucraina Černobyl’ è diventata rilevante dal punto di vista turistico: l’esplosione delle centrali nucleari del 1986 è stato il soggetto di un libro (Preghiera per Černobyl’)trasposto come miniserie nel 2019, generando flussi turistici in città e nelle immediate vicinanze. Il dolore di migliaia di persone fatto intrattenimento.
Il dolore non è l’unico componente dell’esistenza umana a essere mediatizzato. La morte, nelle sue manifestazioni più violente e sanguinarie, si è elevata a candidata ideale per definire l’attrattività turistica. L’omicidio e le stragi terroristiche contribuiscono a dare visibilità alle scene del crimine e ai suoi protagonisti, che siano vittime o carnefici. Restando in Italia, ad esempio, Avetrana si è consacrata meta di pellegrinaggio, un soggetto prelibato per le trasmissioni televisive. La gente si mette in viaggio per visitare la casa di Sarah Scazzi e dello zio, presunto assassino della giovane pugliese. A volte, un assassinio lungamente trattato dai giornali e dalle televisioni, può tradursi in una serie di successo. È il caso di Amanda Knox: considerata a lungo l’esecutrice dell’omicidio di Meredith Kercher, con la complicità di Raffaele Sollecito, assurge a protagonista principale del documentario Netflix “Amanda Knox”.
Il nostro è un mondo trasversale, plasmato ogni giorno dai flussi immaginifici dei mass media. Anche i viaggi subiscono questo cambio di paradigma: la spettacolarizzazione della morte, del dolore, gli incassi stellari dei botteghini, ci inducono a preparare i bagagli, a fotografare i luoghi messi sotto i riflettori, ad annunciare “ci sono stato anch’io!” sui social. Abbiamo davvero ridotto la Terra a un grande parco a tema?
Box 1 Il manuale dei cocktail firmato Downton Abbey
A riprova del successo culturale e commerciale di Downton Abbey, è disponibile in libreria Downton Abbey. Il libro ufficiale dei cocktail (2020). Altri esempi? Le fiabe di Beda il Bardo, Animali fantastici e dove trovarli e Il Quidditch attraverso i secoli dell’universo potteriano, per esempio.
Box 2 Il fan club di Madame Bovary
«Una giovane di Angers si identifica punto per punto nel testo e lo notifica all’autore giustificandosi con la conoscenza accurata che ha della vita di provincia e chiedendo informazioni dettagliate a Flaubert (dove si trova il collegio in cui ha studiato Emma Bovary da ragazza? L’indirizzo preciso della sua casa?». Per saperne di più: S. Calabrese, La fiction e la vita, Sesto San Giovanni, Mimesis, 2017.
di: Maria Ester Canepa