Nel pomeriggio la premier interverrà alla plenaria del summit Onu sui cambiamenti climatici
È in calendario per oggi l’apertura ufficiale a Sharm El-Sheikh di Cop27, il 27esimo summit Onu sui cambiamenti climatici. Ieri, nella prima giornata, anche la premier italiana Giorgia Meloni ha raggiunto la località egiziana: è la prima volta che un presidente del consiglio si reca di persona in Egitto dopo il ritrovamento di Giulio Regeni. Insieme a lei anche il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
Nel pomeriggio si terrà la sessione plenaria, che ospiterà gli interventi dei capi di Stato e di Governo invitati alla conferenza. La posizione dell’Italia sul clima è chiara: ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2023, in vista dell’obiettivo “zero emissioni” del 2050.
Entrando nello specifico dell’agenda odierna di Meloni, la premier prenderà parte alla cerimonia di apertura di Cop27, per poi partecipare alla tavola rotonda Just Transition. Nel pomeriggio sono in programma la firma del Memorandum of Understanding (MoU) con Alikhan Smailov, omologo Kazako, e il bilaterale fra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al-Sisi. La presidente del Consiglio dovrebbe prendere parola alla sessione plenaria alle 18.
A quanto si apprende nelle 24 ore di permanenza a Sharm El-Sheik Meloni potrebbe anche avere un faccia a faccia con il presidente Abdel Fattah al-Sisi, oltre che con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Rishi Sunak e il presidente francese Emmanuel Macron.
Guterres apre i lavori
L’apertura dei lavori è affidata all’organizzatore del summit, l’Onu, con il segretario generale Antonio Guterres che ha invocato un Patto di solidarietà climatica fra Stati ricchi e Paesi emergenti. Se è vero che il cambiamento climatico è “la sfida centrale del nostro secolo“, bisogna anche ammettere che “stiamo perdendo: le emissioni crescono e le temperature globali salgono“.
Lo “storico” Patto invocato da Guterres richiederebbe uno “sforzo ulteriore” di tutti i Paesi per “ridurre le emissioni in questa decade, in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi“.
Un patto “in cui i paesi più ricchi e le istituzioni finanziarie internazionali forniscano assistenza per aiutare le economie emergenti ad accelerare la loro transizione all’energia rinnovabile” e capace di porre fine “alla dipendenza dai combustibili fossili e alla costruzione di centrali a carbone“, fornendo “energia universale, affidabile e sostenibile per tutti“.
Una particolare “responsabilità nell’unire i loro sforzi per rendere questo Patto una realtà” sarebbe in capo a Usa e Cina, le due “maggiori economie“.
A questo progetto si aggiunge l'”imperativo morale” di un fondo per ristorare le perdite e i danni del riscaldamento globale accumulate nei Paesi meno sviluppati. A tal proposito, “ottenere risultati concreti sui loss and damage è un test decisivo sull’impegno dei governi al successo della Cop27“.
Meloni al Cop27
Il summit fornisce anche l’occasione per una serie di bilaterali politici. Questa mattina Meloni ha incontrato il presidente di Israele Isaac Herzog, intrattenendo un cordiale colloquio su collaborazioni e transizione energetica.
Meloni ha ribadito la volontà di collaborare con il governo israeliano, in particolare rafforzando la partnership in ambito industriale e tecnologico e nel settore delle tecnologie pulite per l’ambiente. I due hanno anche condiviso la centralità di alcuni valori comuni, fra tutti la lotta all’antisemitismo.
Nel pomeriggio poi la premier ha avuto un colloquio di un’ora con il presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi. Durante l’incontro, come ha precisato il portavoce della Presidenza egiziana, l’ambasciatore Bassam Radi, al-Sisi ha espresso l'”aspirazione” che questa visita dia “un nuovo impulso” alle relazioni fra Roma e il Cairo.
Approvvigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica e immigrazione al centro dell’incontro. Il bilaterale avrebbe riguardato anche il tema dei diritti umani, con Meloni che ha sottolineato la sua forte attenzione due casi diplomatici e giudiziari al centro delle recenti discordie fra Italia ed Egitto, ossia il caso Patrick Zaki e il caso Giulio Regeni.
Greta Thunberg: “è ora di passare il megafono”
L‘attivista svedese Greta Thunberg si è detta pronta per un passaggio di testimone: «dovremmo anche ascoltare i resoconti e le esperienze delle persone più colpite dalla crisi climatica» dice la giovane in un’intervista all’agenzia di stampa svedese TT.
La giovane scioperante per il clima non ha preso parte al Cop27 definendolo un forum per il “greenwashing”, in particolare dopo i colloqui che tenuti con i leader mondiali che l’hanno lasciata pessimista sulla volontà di azione dei Governi.
I Paesi in via di sviluppo spingono sul Loss & Damage
Dai Paesi in via di sviluppo si sollevano pressioni sul loss and damage, quindi il risarcimento per i danni e le perdite irreversibili degli effetti dei cambiamenti climatici.
Dall’Africa al Pakistan fino ai Paesi dell’America Latina, spesso i Paesi meno responsabili delle emissioni di gas inquinanti sono anche quelli che ne pagano il conto più salato in termini di conseguenze ambientali e sul territorio, ma anche economiche.
Primo allarme per tutti
Fra i progetti in discussione a Sharm El-Sheik anche il Primo allarme per tutti che auspica a raggiungere tutti gli abitanti della Terra con allarmi tempestivi contro gli eventi meteo estremi. Un piano che potrebbe ridurre i danni del 30% e che costerebbe l’equivalente di 50 centesimi l’anno a persona per i prossimi cinque anni.
A presentare il progetto, realizzato dall’Organizzazione meteorologica mondiale e altri partner, è stato lo stesso Guterres. In totale è richiesto un investimento di 3,1 miliardi di dollari fra il 2023 e il 2027, per il quale è già stato raggiunto il sostegno di 50 Stati.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/ANSA/ ITALIAN GOVERNMENT PRESS OFFICE/ FILIPPO ATTILI