La scomparsa e la morte di Marie-Thérèse Bonfanti potrebbero aver trovato una risposta

Uno dei più vecchi cold case francesi potrebbe essere stato risolto proprio nelle ultime ore grazie alla tenacia dei familiari della vittima.

Correva l’anno 1986 quando una giovane donna, Marie-Thérèse Bonfanti, 25 anni, madre di due figli, scomparve misteriosamente mentre consegnava giornali a Pontcharra, nel nord-est di Grenoble. Il suo corpo non venne mai ritrovato.

A 36 anni di distanza un uomo, già considerato un sospetto ai tempi della scomparsa e nuovamente fermato lo scorso 8 maggio, avrebbe confessato l’omicidio.

Il sospetto si chiama Yves Chatain e ha raccontato che quel 22 maggio 1986 Bonfanti aveva lasciato la sua auto parcheggiata malamente davanti a casa sua: da questo è scoppiato un litigio, consumato in mezzo alla strada. Pare che successivamente la giovane donna abbia seguito Chatain a casa sua per chiedergli di scusarsi e lì lui la avrebbe strangolata. L’assassino avrebbe allora nascosto il corpo in una foresta della Regione: nessuna connotazione sessuale, dunque, e nemmeno un delitto premeditato.

Yves Chatain è accusato ora di sequestro di persona, reclusione forzata e omicidio: secondo il pm Vaillant sarebbe collaborativo e avrebbe indicato l’esatta ubicazione dei resti della donna anche se per il momento le perquisizioni non hanno portato a nulla.

Il profilo violento di Chatain aveva impensierito gli investigatori già ai tempi della scomparsa: quando aveva solo 14 anni Chatain aveva aggredito una giovane donna in bicicletta; 6 anni più tardi aveva tentato di strangolare un automobilista. Adesso, si teme che possa essere colpevole in una serie di altri casi irrisolti: la morte di Liliane Chevènement, strangolata nel 1981 con del fil di ferro; la scomparsa di due autostoppisti nel 1984; sono solo alcuni dei casi su cui è possibile fare ipotesi. Secondo Philippe Folletet, ex commissario di polizia e membro di un’associazione per la ricerca di persone scomparse, c’è la concreta possibilità che Chatain sia un serial killer.

di: Micaela FERRARO

FOTO: SHUTTERSTOCK