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L’accordo non risolve il rebus dell’opposizione armata

È stata firmata a Doha l’intesa per la pace in Ciad, tra le autorità e 42 fazioni ribelli su 47 del Paese. L’obiettivo è spianare al strada al ritorno di un Governo civile ma l’accordo non risolve il rebus dell’opposizione armata perché non hanno partecipato alla negoziazione i due principali gruppi ribelli.

Il Ciad è attualmente governato da una giunta militare. Si tratta di un piccolo Paese povero del Sahel, senza sbocco sul mare: nell’aprile del 2021 è morto il presidente Idriss Deby Into e il timone è passato nelle mani di Mahamat Idriss Deby Into, figlio del defunto Idriss, salito al potere con un colpo di stato “costituzionale”.

Tra i gruppi ribelli che non hanno partecipato all’intesa, il Fronte per l’alternanza e la concordia in Ciad (Fact), è additato come uno dei responsabili della morte del presidente Deby appena rieletto per un sesto mandato, che si trovava sul fronte nord del paese proprio per guidare l’offensiva contro i ribelli.

Il leader Mahamat Mahdi Ali non ha partecipato ai negoziati e ha diffuso un comunicato nel quale sostiene che la ragione della non firma dell’accordo è “concomitante alla mancata presa in considerazione delle nostre richieste”, come la liberazione dei prigionieri, ma dicendosi disponibile “per un dialogo ovunque e sempre”.

Adesso tutto è rimandato al 10 di agosto quando i leader dei ribelli si recheranno a N’Djamena con garanzie di cessate il fuoco e sicurezza: in questa occasioen dovranno decidere l’organizzazione delle elezioni presidenziali previste per ottobre, anche se il capo della giunta militare che guida il Paese, Mahamat Deby Into, pensa a un rinvio di 18 mesi.

di: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA