La polizia della Grande Mela vuole farsi trovare preparata per possibili mobilitazioni in casa dell’incriminazione di Trump
La polizia di new York, insieme al Secret Service, sta lavorando alla messa in sicurezza della città. Si attende infatti la decisione su Donald Trump che ha già incitato i suoi sostenitori a protestare.
La polizia è in contatto anche con l’Fbi e con l’ufficio del procuratore che si sta occupando dell’inchiesta, Alvin Bragg.
Al New York Post una fonte della polizia ha annunciato che “useremo tutte le risorse disponibili“, sottolineando che lo Strategic Response Group “ha un ruolo in questa agenzia e sarà chiamato se necessario“.
Alle auto sarà vietato l’accesso nella zona del tribunale di Manhattan e numerosi agenti saranno sia all’esterno sia all’interno dell’edificio. Il capo del Nypd Kevin Maloney ha dichiarato: «gestiamo la cosa come gestiamo tutto il resto: è il lower Manhattan, c’è sempre una grande presenza di agenti, monitoriamo la situazione, vediamo che succederà martedì».
La risposta dell’ex presidente arriva dal suo social, Truth: «è il procuratore distrettuale di Manhattan che sta violando la legge utilizzando la testimonianza falsa e completamente screditata (anche dal tribunale del distretto sud!) di un condannato bugiardo, criminale e carcerato, Michael Cohen, per perseguire e incriminare incredibilmente un ex presidente, ora candidato presidenziale in testa (di gran lunga!), per un reato che non esiste. Alvin Bragg dovrebbe essere ritenuto responsabile del reato di “interferenza nelle elezioni presidenziali”».
Lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, ha espresso contrarietà in merito alle proteste che l’ex presidente ha chiesto ai suoi elettori. In una conferenza stampa ha dichiarato di non pensare “che le persone debbano protestare” e che “nessuno dovrebbe farsi del male a vicenda in questo…Vogliamo calma là fuori. Non credo ci dovrebbe essere alcuna violenza“.
Intanto arrivano altre notizie intorno al tycoon. Secondo quanto riporta la Cnn, che cita una fonte a conoscenza delle indagini, la procura di Atalanta starebbe valutando di contestare a Donald Trump i reati di estorsione e cospirazione in merito al tentativo di ribaltare il resultato elettorale del 2014.
di: Flavia DELL’ERTOLE
FOTO: ANSA/EPA/SARAH YENESEL