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Stretta del governo di Tel Aviv contro manifestanti e abitanti della Cisgiordania

Il ministro della sicurezza nazionale israeliano, il leader del partito ultranazionalista e di destra estrema Otzma Yehudit Itamar Ben-Gvir, ha ordinato alla polizia di bandire le bandiere palestinesi dai luoghi pubblici. Questo ordine segue a una serie di azioni punitive nei confronti del popolo autoctono palestinese, da quando ha preso il potere lo scorso mese con un accordo di coalizione tra il suo partito e Likud di Benjamin Netanyahu, formalmente premier dello Stato di Israele. Ma è anche una risposta alle manifestazioni di massa che si sono svolte in questi giorni a Tel Aviv e in altre città.

“Oggi – scrive Ben Gvir su Twitter – ho dato incarico alla polizia israeliana di rafforzare il divieto di esporre bandiere palestinesi, che indicano affiliazione con un’organizzazione terroristica nella sfera pubblica e incitano all’odio contro lo Stato di Israele”. Il governo, che sarebbe nelle mani di Netanyahu ma è fortemente polarizzato dalla presenza degli ultranazionalisti, ha subito messo in campo diverse forme di discriminazione della componente palestinese, dopo che le Nazioni Unite si sono espresse a favore di un pronunciamento della Corte penale internazionale sui crimini di guerra e contro l’umanità compiuti da Israele in questi 55 anni in Cisgiordania. Il governo ha sottratto 40 milioni di dollari dal “conto” delle tasse palestinesi e dei dazi di frontiera, che secondo accordi con l’Ano dovrebbero essere conferiti al popolo palestinese, e ha deciso di devolverli alle vittime degli attacchi terroristici; ha inoltre fatto irruzione in un’assemblea dei genitori che discuteva dell’educazione dei propri figli, affermando che si trattava di una riunione illegale dell’Autorità Palestinese su suolo israeliano.

di: Caterina MAGGI

FOTO: EPA/ARIEL SCHALIT