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Il popolo libanese ricorda le oltre 200 vittime dell’esplosione all’Hangar 3 del porto di Beirut chiedendo che venga fatta giustizia

Sono passati due anni dal 4 agosto del 2020 quando una serie devastante di esplosioni distrusse il porto di Beirut, uccidendo 224 persone e ferendone altre 7 mila.

Un iniziale incendio scoppiato in un hangar aveva richiesto un primo immediato intervento dei vigili del fuoco. Al loro arrivo sul posto gli operatori erano stati sorpresi da due esplosioni, la seconda delle quali coinvolse l’Hangar 3 del porto dove da 10 anni era conservate 2.700 tonnellate di nitrato di ammonio.

Le esplosioni colpirono un Paese già piegato dalla crisi economica e politica causando, inoltre, circa 300 mila sfollati. A due anni dalla tragedia l’inchiesta aperta per determinare la responsabilità di quanto accaduto ha subito un grosso stop soprattutto a causa dell’influenza del potente movimento armato di Hezbollah, generando l’indignazione generale. Per questo mercoledì scorso funzionari dell’Onu e delle Ong hanno chiesto “senza indugio” l’avvio di un’indagine internazionale, sottolineando che era “oggi più chiaro che mai che l’inchiesta nazionale non può fornire giustizia“. 

«Ci sono momenti che non dimentichiamo nella vita di un Presidente della Repubblica – afferma il presidente francese Emmanuel Macron in un’intervista a L’Orient-Le Jour concessa per l’anniversario. – Questo momento rimarrà uno. La Francia ha dedicato e continua a dedicare molte energie al Libano La Francia ha portato a una mobilitazione internazionale eccezionale e senza precedenti per evitare il brutale collasso istituzionale, finanziario, economico, sociale e culturale del Paese che deve essere accompagnato da riforme per ricostruire su solide basi ed è responsabilità di tutti i leader politici libanesi».

Anche Macron ha sottolineato la necessità di un’indagine sovranazionale: «le autorità libanesi hanno deciso di aprire un’indagine nazionale con il sostegno di altri Paesi. Ho rispettato questa scelta sovrana, ora chiedo la ripresa e il completamento delle indagini in autonomia per consentire ai libanesi di piangere e ricostruire».

Anche il Papa, ieri durante l’udienza generale, ha rivolto un pensiero al Libano e al suo popolo. «Prego perché ciascuno possa essere consolato dalla fede, confortato dalla giustizia e dalla verità che non può essere mai nascosta» – ha detto, ricordando le vittime e le famiglie delle vittime di quel “disastroso evento”. Oggi su Twitter ha aggiunto: «auspico che il Libano, con l’aiuto della comunità internazionale, continui a percorrere il cammino di rinascita rimanendo fedele alla vocazione di essere terra di pace e di pluralismo dove le comunità di religioni diverse possano vivere in fraternità».

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/EPA/WAEL HAMZEH