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Nel 2015 gli attentati terroristici che seminarono morte per le vie di Parigi

Una sera come tante, con le persone che si scatenano sulle note della loro musica preferita o incitano i loro campioni in campo nello Stadio di Francia. All’improvviso è come se il tempo si fermasse con un suono: un boato che rallenta il passo dei giocatori. Si guardano, un interrogativo nello sguardo, ma la partita prosegue per evitare che migliaia di spettatori presi dal panico creino ancora più disordini accalcandosi. Poi le persone vengono fatte convergere sul prato sintetico, le famiglie si abbracciano, la paura inizia a serpeggiare mentre sempre più astanti si rendono conto che qualcosa, nel normale scorrere della quotidianità, si è spezzato. Non sanno che a diversi arrondisement di distanza, nella sala da concerti e locale alla moda “Bataclan“, colpi di arma da fuoco stanno falciando giovani terrorizzati che cercano di correre all’aperto in cerca di scampo. Inizia così la notte di sangue di Parigi, 13 novembre 2015: la notte delle stragi del Bataclan e dell’attentato durante l’amichevole Francia-Germania.

Tutto inizia con un’esplosione davanti al ristorante “Events” nei pressi dell’ingresso D dello Stade de France, in zona Saint-Denis. L’attacco avviene venti minuti dall’inizio dell’amichevole fra le nazionali di Francia e Germania seguita, allo stadio, da 80.000 tifosi tra cui il presidente della Repubblica francese François Hollande. Due vittime: Manuel Dias più l’attentatore, Ukashah Al-Iraqi.

Come se un torrente di terrore avesse rotto gli argini, gli attentatori iniziano simultaneamente una serie di attacchi nelle strade; a pochi minuti di distanza quattro terroristi, a bordo di una SEAT León nera, cominciano davanti due ristoranti della capitale: “Le Carillon” su Rue Alibert, e “Le Petit Cambodge” su Rue Bichat. Alzano in aria gli AK-47, inneggiano alla Siria e all’Iraq dove il mandante, il Califfato, sta iniziando a raccogliere le proprie forze in due paesi straziati da dittatura e guerra civile. L’attacco causa 13 morti e 10 feriti gravi.

Quest’onda di orrore non si ferma: seguono un’esplosione davanti a un fast food della catena “Quick” nei pressi dell’ingresso H dello Stade de France; un’altra sparatoria vicino al Café Bonne Bière e alla pizzeria Casa Nostra, in Rue de la Fontaine au Roi (5 morti e 2 feriti). Una terza scarica di arma da fuoco semina morte davanti al ristorante “La Belle Équipe“, vicino a rue de Charonne, nell’XI arrondissement. Altri 21 morti e 9 feriti.

Infine, come una marea di terrore, la mano degli integralisti arriva al Bataclan, dove è in corso un concerto dei Eagles of Death Metal. Una prima scarica di colpi raggiunge e uccide 10 persone all’ingresso: sono le 21:40. Durerà ore la notte di sangue di Parigi, e la notte di terrore del Bataclan, dove le persone si rifugiano nei bagni, sui tetti, cercano di calarsi dai cornicioni nelle vie attigue. Dopo ore di negoziazione, in cui i terroristi minacciano di uccidere gli ostaggi, la polizia fa irruzione. Quando sorge il sole, a Parigi sono state uccise 130 persone, ferite tra le 352 e le 368. Le vittime sono di 26 diverse nazionalità. Tra loro un’italiana, Valeria Solesin.

A 7 anni di distanza la Francia è tornata a stringersi intorno ai famigliari delle vittime, in un silenzio iniziato anni fa, dopo quel boato fuori dalla Stade de France. Dopo l’attentato la Storia continuerà a scorrere: prima il Califfato che getta la maschera, poi la guerra per costringerlo ad arretrare da Siria e Iraq, gli sforzi disperati ed eroici dei curdi per contenerlo, la vittoria e la disfatta, anche grazie ad accordi non troppo chiari tra l’Occidente e altre milizie. Ma oggi la Storia torna silenziosa, scolpita in una lapide vergata di nomi fuori del Bataclan.

di: Caterina MAGGI

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