banca etruria ANSA/FRANCO SILVI

Il pm Rossi ha annunciato ricorso contro la decisione del Tribunale di Arezzo nel filone di indagine sul crac dell’istituto creditizio del 2015

«Il fatto non sussiste»: così il Tribunale di Arezzo ha assolto i 14 imputati a processo per il crac di Banca Etruria del 2015. Il caso era uno dei filoni delle indagini sulle cosiddette consulenze d’oro e riguardava, fra gli altri, anche Pier Luigi Boschi, all’epoca vice presidente della Banca e padre dell’ex ministra Maria Elena Boschi.

La Procura aveva chiesto condanne dagli 8 mesi a un anno con l’accusa di bancarotta semplice per gli ex consiglieri del cda e gli ex dirigenti dell’istituto di credito aretino. Il procuratore capo Roberto Rossi ha annunciato l’intenzione di appellarsi alla decisione.

Le indagini coordinate da Rossi si erano concentrate su alcune consulenze che vennero affidate per valutare e portare a compimento il processo di fusione di Banca Etruria con un istituto di elevato standing come la Banca Popolare di Vicenza, operazione che poi non venne portata a termine.

Nonostante questo, da giugno a ottobre 2014 per queste consulenze furono affidati incarichi per circa quattro milioni e mezzo di euro a società come Mediobanca o noti studi legali di Roma, Torino e Milano.

Una condotta definita imprudente dall’accusa, vista la natura in gran parte “inutile e ripetitiva” delle consulenze sulle quali i vertici della banca non avrebbero vigilato.

«Avevo giurato a me stessa che non avrei mai pianto per Banca Etruria. Oggi l’ho fatto. E non ho paura di ammetterlo in pubblico. Ho pianto come una bambina, in ufficio, alla Camera. Ho pianto perché mio padre è stato assolto dall’ultima accusa che gli veniva mossa su Banca Etruria. Con oggi si chiude un calvario lungo sette anni. E si chiude nell’unico modo possibile: con la certezza che mio padre era innocente – ha scritto Maria Elena Boschi su Facebook. – La verità giudiziaria non cambia niente per me: ho sempre saputo che mio padre è stato attaccato sui media e non solo per colpire altri. Ma oggi la verità giudiziaria stabilisce ciò che io ho sempre saputo nel mio cuore: mio padre è innocente. E ora lo sanno tutti, non solo la sua famiglia. Lo sa il popolo italiano, nel cui nome la sentenza è stata pronunciata. Lo sanno le Istituzioni di questo Paese che io ho servito con dignità e onore. Lo sanno gli avversari politici che mi hanno chiesto le dimissioni per reati che mio padre non aveva fatto. Lo sanno i talk che hanno fatto intere trasmissioni contro di me e di noi e che non dedicheranno spazio a questa vicenda. Lo sanno gli odiatori che mi hanno insultato spesso con violenza verbale e frasi sessiste nel silenzio complice e imbarazzato di tanti».

In conclusione la deputata ha scritto che “questa vicenda ha segnato la mia vita e la mia carriera molto più di quanto uno possa pensare: ma le lacrime di oggi sono lacrime di gioia e di speranza. Perché nessuno debba subire quello che ha subito la mia famiglia. Combatterò per una giustizia giusta. E ringrazio quei tanti magistrati che in ogni angolo del Paese fanno prevalere il diritto sull’ingiustizia. Grazie a chi mi è stato vicino. Ti voglio bene babbo“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/FRANCO SILVI