Ag4in: il Napoli di Conte porta a casa il quarto scudetto ed è festa in tutto il mondo, dal Maradona ai Quartieri alle strade di New York
Il Napoli è campione d’Italia. Di nuovo, “Ag4in”, come scritto sugli stendardi che mettono in luce quel numero: il quattro come quattro sono gli scudetti portati a casa dalla squadra azzurra, a due anni di distanza dall’ultimo vinto con Spalletti. Il miracolo di Antonio Conte che ha riportato la gioia nella città partenopea dopo una stagione, quella dello scorso anno, deludente, che si era chiusa con il Napoli fermo al decimo posto della classifica.
La festa a Napoli era iniziata da ore. I tifosi si erano stretti intorno alla loro squadra dalle prime ore del pomeriggio e non solo sugli spalti dell’impianto a Fuorigrotta: decine di migliaia di persone strette nelle strade fuori dal Maradona, centinaia di migliaia pressate nelle piazze cittadine in cui erano stati sistemati i maxischermi; un’ondata d’azzurro che non prendeva nemmeno in considerazione l’idea che si potesse perdere perché l’occasione era così grande, così ghiotta, che non poteva essere persa. Ed è esattamente così che è andata a finire.
Dopo un primo tempo al cardiopalma, con il fantasma dell’Inter che aveva segnato sul Como, al 41esimo l’uomo del destino, Scott McTominay (McFratma, per i napoletani), su traversone da destra di Politano si lancia in una sforbiciata perfetta che manda il pallone in rete alle spalle di Sherri: esplode lo stadio, esplodono le piazze, esplode la città.
Al quinto minuto della ripresa tocca a Lukaku, il bomber voluto da Conte, mettere a segno il gol della sicurezza: il calciatore belga parte da distante, da distantissimo, risale tutto il campo, resiste ad Adopo e Mina, entra in area di rigore e con un rasoterra in diagonale chiude la partita. È la fine di uno dei tornei più emozionanti, appassionanti e – diciamolo – logoranti, degli ultimi anni.
Il trionfo del Napoli di Conte viene celebrato non solo in Italia, con i tifosi che si riuniscono persino in piazza Duomo a Milano, a “casa” degli avversari, ma in tutto il mondo: sorprendono (ma non così tanto) le riprese da New York, da Madrid, da Sydney, dalla plancia di un aereo su cui viene dato l’annuncio del risultato, dalla Nuova Zelanda persino e dall’Argentina di Maradona.
Dopo il 10 maggio dell’87, dopo il 29 aprile del ‘90, dopo il 4 maggio del 2023, viene tinteggiata d’azzurro questo 23 maggio 2025. È tutto l’oro di – del – Napoli, unica squadra che ha saputo opporsi ai club del Nord (Inter, Milan, Juventus) e spostare al Sud il potere calcistico, con ambizione e coraggio, capacità di investimenti del vertice e lungimiranza di De Laurentiis che, piaccia o meno, ha fiuto per gli affari e lo dimostra bene.
La festa non si è mai fermata da quella assurda, indimenticabile notte: lunedì 26 maggio i calciatori del Napoli accompagnati dal mister e dal presidente hanno sfilato per la città con i pullman scoperti, lungo una via Caracciolo che è un gioiello già normalmente ma che ieri è stata meravigliosa. Gli azzurri sono arrivati in aliscafo, dal mare, sullo sfondo quel Vulcano di cui i napoletani si dicono a buona ragione orgogliosi, nei tanti cori che attraversano la città da venerdì sera. Conte ha stappato una bottiglia e annaffiato i tifosi di champagne, ha ammesso quanto è difficile pensare di abbandonare Napoli, ma al futuro si guarda ma ancora non si pensa. È ancora il momento dei festeggiamenti. Una grande festa di popolo, come ha detto il sindaco Manfredi, una grande gioia, perché per i napoletani “prima Napoli poi il Napoli”, in una città in cui non esiste derby, in cui tutto si vive “anema e core”, una città che è mille culure e che è luce e ombra ma in cui il calcio è poesia, ogni gol un abbraccio che la unisce dal Vomero ai Quartieri. Perché Napoli non vince solo sul campo. Napoli vince nella bellezza di essere se stessa.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA