La legge del 2000 non tiene conto degli sviluppi tecnologici della comunicazione
L’Autorità garante per le comunicazioni presentando la relazione annuale ha parlato, dato l’avvicinarsi del voto, della par condicio e l’applicazione della legge sull'”accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali” del governo Amato-bis del 2000.
L’AgCom scrive: «non sfugge all’Autorità l’importanza dei delicatissimi compiti che le spettano in occasione della prossima campagna elettorale, ma è oramai opinione comune che la legge del 2000 sia da aggiornare e da adeguare». Risulta evidente infatti che la comunicazione sia radicalmente diversa oggi rispetto a 22 anni fa, quanto internet muoveva i primi passi. Nonostante non sia stata introdotta nessuna modifica, “l’Autorità continuerà a garantirne l’attuazione, cercando anche le modalità più idonee nell’ambito delle norme vigenti e incentivando anche meccanismi di autoregolazione, per incidere nell’ambiente digital”.
Giacomo Lasorella, presidente dell’AgCom ha spiegato: «nel settore dei media, il 2021 mostra, dopo i risultati fortemente negativi del 2020, segnali di ripresa. Si continua tuttavia ad assistere a un generalizzato calo dei ricavi che nell’ultimo quinquennio è stato superiore a un miliardo di euro, seppur in presenza di un rilevante incremento degli introiti per il segmento del video on demand. Le mutate abitudini di consumo degli utenti si riflettono sulle decisioni assunte dagli inserzionisti in favore delle piattaforme online e ciò si traduce in una flessione dei ricavi che colpisce sia la televisione, in particolare quella satellitare a pagamento, sia la carta stampata, ormai in crisi strutturale da oltre dieci anni. Nonostante l’evoluzione del settore – ha sottolineato – l’incremento dei ricavi da pubblicità riconducibile a tutti i media è stato tale da compensare il calo registrato nel 2020 e, seppur con una riduzione di oltre 800 milioni rispetto al 2019, tale risalita si traduce in un aumento degli introiti totali di settore pari a 11,4 miliardi di euro (+2,5% nel 2021)».
Secondo Lasorella: «è proprio la ripresa della raccolta pubblicitaria della tv in chiaro a segnare la risalita dei ricavi del comparto televisivo (+4,1%, stimati in 7,9 miliardi di euro). La riduzione delle entrate derivanti da abbonamenti su satellite e digitale terrestre ha coinciso con il rafforzamento delle quote di ricavi realizzati dalle piattaforme online attive nell’offerta di contenuti audiovisivi e la corrispondente riduzione del livello di concentrazione della tv a pagamento. Nel settore radiofonico si è registrata, nell’ultimo anno, una crescita degli ascolti complessivi (pari al 2,3%), in controtendenza rispetto alla flessione registrata nel 2020. La riconquistata mobilità dopo la pandemia ha, infatti, ripristinato le abitudini di ascolto prevalentemente fuori casa (+10,2%) e i ricavi generati dall’attività radiofonica sono passati da 551 a 613 milioni di euro, con un incremento dell’11,4% rispetto all’anno precedente. Anche l’editoria quotidiana ha goduto nel 2021 dell’incremento dei ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria. Il raffronto dei dati con il precedente esercizio fa segnare una significativa crescita (pari all’11,3%), pur tuttavia confermandosi l’andamento negativo della vendita delle copie cartacee (con una flessione, rispetto al 2020, dell’8,9%)».
di: Flavia DELL’ERTOLE
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