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Le vittime sono 23, oltre 50 i feriti. Il processo, ancora in corso, prende il via nel 2019 con 18 imputati

Oggi sono 6 anni trascorsi dall’incidente che, lo scorso 12 luglio 2016, ha causato, tra Andria e Corato, la morte di 23 persone e il ferimento di altri 51 passeggeri, quando due treni, che stavano viaggiando in direzioni opposte a velocità comprese tra i 94 e 101 km/h, si sono scontrati, coinvolgendo le prime due carrozze e la parte anteriore della terza di uno dei due mezzi, e la prima carrozza dell’altro. Nell’incidente, tra gli altri, hanno perso la vita entrambi i macchinisti, il capotreno di uno dei due convogli, un dirigente di movimento fuori servizio.

Inchiesta chiusa nel dicembre 2017, ha evidenziato un errore di comunicazione tra le due stazioni di provenienza dei convogli, portando sotto la luce dei riflettori 19 indagati a vario titolo. Il secondo processo, 2019, non si è ancora concluso e vede coinvolti 18 imputati: 17 persone fisiche e la società Ferrotramviaria.

Il 9 settembre 2020, il presidente del collegio giudicante Antonio De Luce, annuncia che sarà sostituito per impegni legati all’ufficio di presidenza e per motivi personali, fin quando nel 2021 il processo riprende. Nell’ottobre del medesimo anno, l’ex assessore regionale ai trasporti, Gianni Giannini, spiega che la Regione Puglia aveva destinato alla società Ferrotramviaria, ante incidente, circa 20 milioni di euro degli 83 complessivamente stanziati per la messa in sicurezza delle reti regionali.

Sia Giannini che l’ingegnere Pio Fabietti, confermarono che la società aveva presentato un progetto per realizzare il sistema europeo del Sistema di controllo marcia treno, che tuttavia sarebbe stato realizzato con l’ammodernamento della linea i cui lavori non erano cominciati.

di: Federico ANTONOPULO

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