Il Marocco è un territorio affascinante e misterioso, in bilico tra due universi: quello berbero e quello occidentale industrializzato
Romani, spagnoli, bizantini, fenici, francesi, tutti popoli che in epoche passate hanno colonizzato il Marocco portandovi le loro tradizioni e il loro stile di vita, rendendo il Paese uno dei più incantevoli dell’intera regione del Maghreb. Un popolo, governato da dinastie, sultani, imperi, che vive in un territorio caratterizzato da paesaggi incantevoli dominati sia dall’infinito del mare che dalla maestosità delle montagne. Il Marocco è il Paese africano che guarda l’Oceano ma anche il Mar Mediterraneo, che confina con il deserto del Sahara, il più vasto e caldo del pianeta, che è abbellito dal verde delle palme e dal viola degli alberi di jacaranda, e che non manca di città imperiali e meravigliose come Marrakech e Fes.
L’arrivo della stagione autunnale è il periodo migliore, insieme a quella primaverile, per trascorrervi qualche giorno: le giornate sono ancora abbastanza lunghe, il clima è mite (con temperature tra i 20 e i 25°C), le piogge sono scarsissime, e le notti sono piacevoli. Il sole splende in cielo ancora per molte ore, il numero di turisti comincia a diminuire, ma le esperienze da fare sono ancora molte.

Monica Nardella, fondatrice di Turista di Mestiere ed ex presidente dell’Associazione Italiana Travel Blogger, ci ha indicato un itinerario completo da compiere per visitare al meglio il Marocco: «volendo sognare, consiglierei di approdare a Tangeri, la città della Beat Generation, e, dopo aver visitato suq e musei, di sedersi a uno dei tavolini maiolicati del Cafè Hafa con vista sul Mediterraneo, intuendo il profilo della Spagna sorseggiando un tè alla menta. Il viaggio potrebbe proseguire in auto verso Chefchaouen, la città blu, meta per anni di hippie zaino in spalla e oggi tappa imperdibile tra le montagne del Rif. L’on the road si dovrebbe interrompere a Fes, una delle cinque città imperiali e cuore spirituale del Paese. Impossibile non perdersi nella medina più labirintica (e a tratti claustrofobica) del Marocco prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo in un hotel da mille e una notte. Dalla stazione di Fes si potrebbe salire su un treno in direzione della vicina Meknes, altra città imperiale con la porta più iconica del Paese, e poi prenderne un altro per Rabat, la capitale. Non bisogna sottovalutare questa città spesso fuori dalle rotte turistiche: la Kasbah si specchia nell’Oceano e persino il cimitero potrà riservare delle sorprese con le tombe tutte orientate nella stessa direzione. Lo sferragliare del treno condurrebbe quindi a Casablanca per scoprire che la Moschea di Hassan II, costruita su uno sperone roccioso a strapiombo sull’Oceano, è eccezionalmente aperta anche ai non musulmani. Un’occasione imperdibile, visto che in tutte le altre moschee del Marocco l’accesso è interdetto. A parer mio, l’ultima tappa sul mare prima di addentrarsi nell’entroterra dovrebbe essere Essaouira, la città del vento. E dopo aver visitato Marrakech, facendo l’alba a chiacchierare sulla terrazza del riad, consiglierei di riprendete l’auto e di valicare l’Atlas direzione Sahara. La strada correrebbe veloce verso Ait Ben Haddou, la città di fango e acqua, set di kolossal indimenticabili. Ultimo sforzo in groppa a un docile dromedario per dormire in una tenda tra le dune dell’Erg Chebbi».

Immergendosi nelle medine marocchine è impossibile non restare affascinati dalla cultura e dai rituali del Paese rappresentati dalle abitudini quotidiane di questa popolazione. Girovagando per le strade, è facile conoscere pratiche e piaceri simbolici tipici del luogo: gruppi di persone intorno al Couscous e al Tajine, abbondanza di tè, e commercio di artigianato tradizionale (pelli, mosaici di ceramica, tappeti). Il Marocco è il Paese del suq, lì infatti contrattare è all’ordine del giorno ed è percepito come un’arte, i mercati sono ammalianti e portano alla scoperta di un mondo a parte. «Sono arrivata a Tangeri durante l’Eid al-fitr, la festa che segna la fine del Ramadan. Sono stata travolta da un clima gioioso con la gente del posto in giro fino a notte fonda tra passeggiate sul lungomare, chiassosi carrettini di street food, musica sparata da vecchie radioline, e risate. Tre giorni di festa che non dimenticherò mai», ci ha spiegato la travel blogger. I marocchini sono un popolo decisamente accogliente, ed infatti per loro la famiglia e l’ospitalità sono radicate in profondi valori culturali. Gli ospiti sono considerati alla stregua di un dono e vengono trattati con attenzione e rispetto. E poi ha continuato: «la gente è estremamente accogliente e calorosa. Più ci si allontana dai luoghi turistici e più, naturalmente, si interagisce in maniera genuina e autentica. Ho molti bei ricordi legati alle persone che ho incontrato qui ma l’episodio che più mi ha emozionato è successo ad Essaouira. Stavo passeggiando nella Medina quando mi sono sentita chiedere, in un italiano stentato, se fossi italiana. Mi sono voltata e c’era un signore sulla porta della sua bottega con in mano un foglio. Con un filo di voce mi ha chiesto se parlassi anche inglese, al mio “of course” si è illuminato e mi ha chiesto di seguirlo all’interno. Mi ha fatto accomodare e mi ha dato il foglio, una penna, un bicchiere di tè bollente e ha iniziato a dettare “Dear Franco…”. Ho avuto bisogno di qualche secondo per realizzare che volesse che traducessi in italiano quanto mi stesse dettando in inglese. La lettera esprimeva tutta la sua gratitudine per l’amico italiano che gli aveva spedito le medicine necessarie per curare il suo amato padre. Non credo sia necessario aggiungere altro, no?», ha concluso Monica Nardella.

La varietà di colori dei paesaggi non può che essere considerata parte integrante di un viaggio alla scoperta di questo territorio. L’oro delle dune del deserto è il colore più rappresentativo, il modo migliore per goderne è recandosi alle dune di Erg Chebbi, vicino al confine con l’Algeria, e passare una notte in tenda ammirando il tramonto. Emblematico è anche il blu intenso di Chefchaouen, città di origini medievale: nel Quattrocento furono gli ebrei a dipingere i muri di blu, poi rimasero così anche quando divenne una città sacra dell’Islam. Si possono poi ammirare i tetti verdi della città di Fez creati con ceramiche smaltate e appartenenti alla moschea Al-Karaouine; il rosa della moschea di Hassan II a Casablanca, la più grande del Paese e una delle poche a poter essere visitata anche dagli stranieri non musulmani; il rosso della medina di Marrakech, il centro più antico della città marocchina, un labirinto di stradine, piazze, suq, vicoli. Jemaa el-Fnaa è la piazza più famosa, all’imbrunire si movimenta e si possono trovare bancarelle di qualsiasi genere. Non dimentichiamoci poi dello zellige, il mosaico marocchino costituito da piccole piastrelle di diverse dimensioni e colori le quali danno vita a componimenti geometrici. Ed infine l’azzurro del Mediterraneo, il verde delle oasi nel deserto e i colori variegati delle spezie tipiche della regione.
Viaggiare significa mettersi a confronto, e questo è sicuramente uno dei Paesi adatti per conoscere una cultura diversa dalla nostra. Tra un’avventura e l’altra, una vacanza in Marocco può regalare ricordi indelebili, molti lo raccontano come un luogo che stupisce, ed infatti un viaggio potrebbe essere molto meglio di quanto effettivamente ci si aspetti.
Tutte le foto sono per gentile concessione