GASPARE SPATUZZA MAFIA STRAGI

Nel 2008, nell’ambito di una conversione spirituale, l’uomo si era dichiarato pentito e aveva iniziato a collaborare con la giustizia

È stata accolta la richiesta di libertà di Gaspare Spatuzza, collaboratore di giustizia 59enne condannato per numerosi delitti collegati alle stragi di magia. Lo riporta il Corriere della Sera.

Soprannominato “‘u Tignusu” per la sua calvizie o “l’imbianchino” per il suo mestiere, Spatuzza era affiliato alla famiglia di Brancaccio, all’epoca guidata da Filippo e Giuseppe Graviano. È stato catturato nel 1997 dall’Antimafia mentre si trovava all’ospedale Cervello di Palermo ed è stato accusato o si è autoaccusato di numerosi delitti, tra cui: aver rubato la Fiat 126 impiegata come autobomba in via D’Amelio per uccidere Paolo Borsellino e la sua scorta, aver partecipato all’omicidio di Don Pino Puglisi nel 1993 e la rapimento del 13enne Giuseppe Di Matteo per vendicarsi del padre Santino e del suo pentimento.

Condannato per oltre 40 omicidi, nel 2008 si è dichiarato pentito e con le sue dichiarazioni ha aiutato a ricostruire e riscrivere la storia delle stragi di Capaci e via D’Amelio, mandando a processo anche il boss latitante Matteo Messina Denaro. In diverse occasioni ha raccontato che il pentimento da parte di una conversione religiosa con cui si è avvicinato al cattolicesimo. In carcere si è infatti iscritto alla facoltà di teologia e nel corso degli anni ha chiesto perdono ai familiari delle vittime.

Nel 2014 era stato sottoposto a detenzione domiciliare ma lo scorso aprile aveva chiesto di poter uscire e da due settimane aveva ottenuto la libertà condizionale. Ora, con la decisione del Tribunale, per cinque anni sarà sottoposto ad alcuni vincoli, tra cui il divieto di frequentare pregiudicati o di uscire dalla provincia in cui prenderà la residenza senza un’autorizzazione della Questura. 

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA ARCHIVIO / mike palazzotto /JI