Manca l’approvazione del Senato al provvedimento. Fnsi a Mattarella: “non firmi”

È un provvedimento che spacca il Paese e anche l’opposizione quello definito “legge bavaglio” e in via di approvazione in Senato. La legge di delegazione europea nello specifico vieta ai giornali di pubblicare in modo “integrale o per estratto” il testo delle ordinanze di custodia cautelare. Un divieto che perdura fino alla conclusione delle indagini preliminari o all’udienza preliminare.

La legge, riformulata dal Governo e con un emendamento firmato da Enrico Costa di Azione, ha già ricevuto l’ok dalla Camera con il voto favorevole, nella sola opposizione, di Italia Viva e Azione. Inizialmente il Governo aveva dato parere contrario all’emendamento di Costa, salvo poi approvarlo dopo una rimodulazione. Ora, secondo le riforme proposte, sarà quindi vietato pubblicare integralmente o in parte il provvedimento con cui i giudici formalizzano le misure cautelari. La pubblicazione potrà avvenire solo dopo l’inizio del processo.

Calenda festeggia, le associazioni insorgono

Sul piede di battaglia le associazioni di categoria, con la Federazione Nazionale della Stampa e Ordine dei Giornalisti che chiedono al presidente Mattarella di non firmare il testo, potenzialmente una “fonte di immani distorsioni dei diritti“. La segretaria Fnsi Alessandra Costante, annunciando di disertare la conferenza stampa di fine anno di Meloni rinviata al 28 dicembre, ha invocato la “mobilitazione della categoria, assieme alla società civile, contro il nuovo bavaglio al diritto di cronaca“.

In prima fila contro la legge anche l’Ordine dei giornalisti, secondo cui “il divieto di pubblicare anche solo stralci delle ordinanze di custodia cautelare non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza, ma costituisce una pesante limitazione del diritto di cronaca“.

Prova a rispondere alle critiche Enrico Costa, autore dell’emendamento in oggetto: «dichiarando che è pericolosissimo che non si sappia se una persona viene arrestata o meno, la Fnsi dimostra di non aver neanche letto l’emendamento approvato, in cui non c’è nessun divieto di dare la notizia degli arresti, né di riportare il contenuto dell’atto» spiega il deputato di Azione.

«Si vieta invece la riproduzione dell’atto processuale, spesso di centinaia di pagine zeppe di testi di intercettazioni, prima ancora che l’indagato abbia potuto difendersi» spiega ancora Costa. Lo stesso Calenda plaude al “grande servizio di Enrico Costa, che si è battuto duramente per questa battaglia di civiltà e che risponde ai principi di garantismo e giusto processo previsti in Costituzione“.

«Un buon traguardo per ribadire ancora una volta l’importanza – per Fi e per il governo – del garantismo e della presunzione di innocenza, cardini chiave sui quali si fonda la nostra Costituzione» rivendica Matilde Siracusano degli azzurri.

M5S: “un altro vergognoso bavaglio”

Critiche le altre opposizioni, a partire dal M5S che parla di “un altro vergognoso bavaglio che colpisce e umilia il diritto dei cittadini a essere informati“. I pentastellati in commissione Giustizia incalzano ancora: «così il governo Meloni e la sua maggioranza allargata ad Azione e IV ancora una volta dimostrano qual è la loro unica agenda in materia di Giustizia: nascondere o lasciare impunite le malefatte della borghesia mafiosa, dei corrotti, dei comitati d’affari».

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI