AMMASSO GALASSIE MAGNETISMO

Uno studio mostra per la prima volta la presenza di segnali radio prodotti da enormi onde d’urto

Sono state rinvenute le prime tracce di magnetismo cosmico. La scoperta è arrivata grazia a uno studio, guidato dall’astronoma Tessa Vernstrom della University of Western Australia (UWA) e pubblicato su Science Advances.

La ricerca mostra per la prima volta la presenza di segnali radio prodotti da gigantesche onde d’urto di masse di plasma nella rete cosmica.

Il magnetismo cosmico, finora predetto nelle simulazioni numeriche, non era mai stato osservato in modo diretto. Si tratta di un fenomeno generato alla periferia degli ammassi di galassie, le più grandi strutture dell’universo.

Allo studio ha collaborato anche l‘Università di Bologna e l’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica).

«Queste onde d’urto accelerano elettroni relativistici, che spiraleggiando in un campo magnetico esterno irraggiano energia nella banda radio dello spettro elettromagnetico» ha spiegato Franco Vazza, professore al Dipartimento di Fisica e Astronomia Augusto Righi dell’Università di Bologna, associato Inaf e autore delle simulazioni numeriche utilizzate nella ricerca.

«Le nuove osservazioni rispecchiano molto da vicino le previsioni teoriche – ha aggiunto Vezza – e questo ci fa sperare di avere effettivamente rivelato per la prima volta il segnale del plasma magnetizzato, spazzato dalle onde d’urto della rete cosmica».

C’è, però, ancora tanto da scoprire.

«I campi magnetici pervadono l’universo, dalla scala dei pianeti e delle stelle a quella dello spazio intergalattico: tuttavia, molti aspetti fondamentali del magnetismo su scale cosmologiche ci sfuggono – ha spiegato Vernstrom – Quando colossali masse di plasma vengono accelerate verso la rete cosmica, per effetto della gravità della materia già presente nella rete, si generano colossali onde d’urto che comprimono le linee di campo magnetico intergalattico. Quello che pensiamo di aver finalmente osservato per la prima volta è proprio il segnale di queste linee di campo magnetico compresse».

di: Francesca LASI

FOTO: SHUTTERSTOCK