EPA/NIC BOTHMA

Moussa Al-Koni ha sottolineato i punti critici dello stato di sicurezza della Libia e dei Paesi del Sahel, tra cui il traffico di armi e la migrazione clandestina

La Libia vuole lavorare insieme all’Unione Europea per la sicurezza dei Paese del Sahel.

A dichiararlo, nel corso della conferenza regionale sulla cooperazione transfrontaliera tra Libia e Paesi del Sahel, organizzata dalla missione dell’Unione europea di assistenza alle frontiere in Libia (Eubam) – in collaborazione con il rappresentante speciale dell’Ue per il Sahel, la cellula di consulenza e coordinamento regionale (Racc), a Tunisi, è il vice presidente del Consiglio presidenziale libico, Moussa Al-Koni.

Hanno preso parte all’evento le delegazioni straniere di Burkina Faso, Chad, Libia, Mali, Mauritania, Niger, dell’Ue e dei suoi Stati membri e di organizzazioni internazionali.

«L’iniziativa odierna è anche un’opportunità per comprendere cosa vogliamo dall’Ue e come possiamo lavorare insieme per la sicurezza e la stabilità dei nostri Paesi – ha dichiarato Al-Koni, – sia per la messa in sicurezza dei confini sia per il contrasto all’immigrazione, ma anche per la lotta al terrorismo, fenomeno che non ha orientamenti politici, né etnia, né religione, il cui unico scopo è quello di uccidere e distruggere».

Guardando alla situazione in cui versa il Paese, il vicepresidente si è rammaricato per le condizioni in cui è precipitato negli ultimi 10 anni e per “la proliferazione di armi e l’incapacità di controllare i propri confini. Molti Paesi hanno pagato il prezzo di questa instabilità. Il traffico di armi al confine con il Mali, o con il Niger, ha portato al collasso di questi Paesi“.

Ha poi sottolineato che “dal 2011, molte famiglie si sono trasferite dalla Libia al Niger” e sulla migrazione clandestina ha affermato che quanti entrano in Libia per intraprendere il pericoloso viaggio verso l’Europa, spesso finiscono nelle mani di trafficanti e organizzazioni terroristiche, gruppi che spesso collaborano con le organizzazioni criminali europee. «L’ Europa crede di essere la prima vittima della migrazione, in realtà non è così. Non è il momento di accusarci a vicenda, ma di collaborare per trovare soluzioni condivise in quanto i Paesi del Sahel necessitano di grande sostegno», ha detto a riguardo.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/EPA/NIC BOTHMA