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Il direttore del dipartimento Affari di giustizia del Ministero Nicola Russo ha ribadito la mancata collaborazione del Cairo. I genitori: “auspichiamo reazione di dignità dal Governo”

Nuova udienza davanti dal Gup di Roma per il caso Regeni. In aula il direttore e capo dipartimento Affari di giustizia al Ministero della giustizia Nicola Russo che ha riferito sulle attività svolte insieme alle autorità egiziane.

«Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta dall’autorità egiziana in merito ai quattro imputati» ha ribadito Russo, facendo riferimento all’ultima sollecitazione risalente al 6 ottobre.

«Gli egiziani – aggiunge – non hanno risposto neanche alla richiesta di incontro che la ministra Marta Cartabia aveva chiesto nel gennaio scorso».

Durissimo il commento dei genitori del ricercatore friulano: «se ce n’era bisogno è emersa ancora una volta e con ulteriore chiarezza che le autorità egiziane non hanno, né hanno mai avuto, nessuna intenzione di collaborare e si fanno beffe del nostro sistema di diritto. Auspichiamo in una adeguata reazione di dignità del nostro Governo».

Il procedimento a carico dei quattro 007 egiziani accusati di aver rapito, torturato e ucciso nel 2016 al Cairo il giovane ricercatore, deve ancora partire: il processo sulle responsabilità penali è infatti fermo, dato che i quattro non hanno ricevuto la notifica indispensabile per arrivare a giudizio.

Di qui l’accusa della legale della famiglia Regeni contro gli imputati che “si stanno volontariamente sottraendo al procedimento“. Lo stesso Ministero della Giustizia qualche tempo fa aveva apertamente criticato il Cairo per il suo netto rifiuto a collaborare.

La scorsa settimana sono giunte anche le accuse del presidente della Camera Fico, secondo cui “l’Egitto è un Paese che non rispetta i diritti umani, sul caso Regeni ha fatto solo ostracismo.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/FNSI