Hamas smentisce l’Iran: “attacchi del 7 ottobre rispondono a occupazione, non a uccisione Soleimani”
Nessun segno distensivo all’orizzonte in Medio Oriente dove il conflitto minaccia di estendersi a macchia d’olio.
Attacca pubblicamente Israele anche la Turchia, con il presidente Erdogan che in diretta sulla tv di stato Trt accusa l’omologo Netanyahu di comportarsi come Hitler. «Quello che fa Netanyahu non è da meno rispetto a quello che ha fatto Hitler– dice chiaramente il presidente turco. – Oggi la Germania continua a pagare il prezzo di Hitler, per questo motivo non alzano la loro voce» aggiunge.
Il premier israeliano risponde secco: «non accetto prediche da Erdogan» ribatte in quella che sembra essere diventata una guerra di contrapposizioni senza confini.
Il ministro Benny Gantz, ex capo di stato maggiore parte del gabinetto di guerra di Israele, ha avvisato il Libano: «la situazione al nostro confine nord richiede un cambiamento. Il tempo per una soluzione di carattere politico sta per esaurirsi. Se il mondo ed il governo libanese non agiranno per far cessare gli spari contro le nostre località nel nord e non obbligheranno gli Hezbollah ad allontanarsi dal confine, le nostre forze armate provvederanno». Anche il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, attacca Hezbollah sostenendo che il leader Hassan Nasrallah potrebbe essere il prossimo obiettivo di Israele. Nasrallah “deve capire che il prossimo sarà lui” ha dichiarato Cohen, sostenendo che “opereremo per sfruttare al massimo l`opzione diplomatica” ma “se non funziona, tutte le opzioni sono sul tavolo“.
Si intensificano gli attacchi a Khan Yunis
Hamas segnala un altro raid israeliano vicino all’ospedale Al-Amal a Khan Younis. Qui sarebbero morte almeno 20 persone oltre a diversi feriti.
Botta e risposta Iran-Hamas, gli alleati si smentiscono
Netanyahu tira in ballo, sulla Stampa, Hamas quale “importante emissario dell’Iran“, che “deve essere eliminata“. Questa, è “l’unica risposta proporzionata atta a impedire il ripetersi di simili tremende atrocità“. Gli risponde dagli schermi italiani il ministro degli Esteri Tajani: «abbiamo sempre detto ai nostri amici israeliani che bisogna avere una reazione proporzionata perché poi troppi morti palestinesi rischiano di essere veramente una macchia per Israele». Il titolare della Farnesina ha ribadito che “bisogna dar vita a uno stato palestinese, che garantisca libertà e indipendenza ai palestinesi, ma nello stesso tempo che rispetti Israele“.
E proprio l’Iran è sempre più protagonista in questo conflitto e promette vendetta a Tel Aviv: l’ambasciatore di Teheran presso le Nazioni Unite, Saeed Iravani, ha infatti scritto a Guterres spiegando che “nel momento opportuno che sarà ritenuto necessario, l’Iran si riserva il diritto legittimo di rispondere con decisione“. Il riferimento è all’uccisione d Seyyed Razi Mousavi, generale delle Guardie della Rivoluzione, ucciso da tre missili israeliani.
Anche la propaganda di Hamas fa volare pesanti accuse: Israele avrebbe “rubato la dignità di 80 martiri“, 80 corpi di palestinesi restituiti al valico di frontiera di Kerem Shalom, “mutilati”. Secondo Hamas “l’esame dei corpi indica chiaramente che l’occupazione israeliana ha rubato loro organi vitali“.
Nel botta e risposta i due alleati, accomunati dal nemico Israele, finiscono però per dividersi. Da un lato l’Iran rivendica l’attacco di Hamas del 7 ottobre come una rappresaglia di vendetta contro la morte del generale iraniano Qasem Soleimani, morto nel gennaio 2020 e ucciso da un drone militare Usa nell’aeroporto di Baghdad.
A stretto giro risponde Hamas che torna a rivendicare le proprie battaglie e prende le distanze dalle parole del portavoce dei pasdaran. «Abbiamo sottolineato più volte i motivi, il principale dei quali la principale è stata la minaccia alla moschea di Al-Aqsa – spiega un comunicato di Hamas che smentisce Teheran. – Ogni risposta della resistenza palestinese è una reazione all’occupazione e all’aggressione al popolo palestinese e ai luoghi santi».
Houthi all’attacco nel Mar Rosso
Nel pomeriggio del 26 dicembre gli Houthi dello Yemen, facendo fede alla propria promessa, sono tornati ad attaccare una nave nel Mediterraneo provocando la risposta degli Stati Uniti. I ribelli hanno “effettuato un’operazione di targeting contro una nave commerciale“, precisamente una MSC United. Inoltre, gli Houthi hanno lanciato una serie di droni “contro obiettivi militari” verso il sud di Israele. Poco dopo l’annuncio il Pentagono conferma la distruzione di 12 droni e cinque missili lanciati dagli Houthi nel Mar Rosso.
di: Marianna MANCINI
FOTO: EPA/MOHAMMED SABER