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El Niño e il cambiamento climatico causeranno un aumento delle probabilità che la temperatura superi di 1,5 gradi i livelli preindustriali

«Si prevede che le temperature medie globali continueranno ad aumentare, allontanandoci sempre di più dal clima a cui siamo abituati». Così lo scienziato del Met Office britannico Leon Hermanson ha commentato la pubblicazione dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) dello Stato sul clima globale, a cui il Met Office ha collaborato.

In una sintesi pubblicata su Twitter l’agenzia delle Nazioni Unite ha annunciato che nei prossimi cinque anni c’è il 66% di probabilità che la temperatura media annuale globale superi di oltre 1,5 gradi i livelli preindustriali per almeno un anno (contro il 10% delle possibilità nel quinquennio 2017-2021) e il 98% di probabilità che almeno uno dei prossimi cinque anni, e il quinquennio nel suo complesso, sia il più caldo mai registrato. A causare l’innalzamento delle temperature saranno le emissioni di gas serra che intrappolano il calore e il ritorno del fenomeno climatico di riscaldamento periodico del pacifico tropicale noto come El Niño.

Il professor Petteri Taalas, segretario generale dell’OMM, ha spiegato meglio l’analisi: «questo rapporto non significa che supereremo in modo permanente il livello di 1,5 gradi indicato nell’Accordo di Parigi, che si riferisce al riscaldamento a lungo termine per molti anni. L’OMM lancia però l’allarme sul fatto che supereremo questo livello su base temporanea e con frequenza crescente».

L’estremo riscaldamento riguarderà, come prosegue il documento, anche l’Artico: rispetto alla media 1991-2020, l’anomalia delle temperature sarà più grande di oltre tre volte rispetto all’anomalia media globale, se calcolata come media dei prossimi cinque inverni dell’emisfero settentrionale. Sul tema della distribuzione delle precipitazioni sul pianeta, infine, secondo le previsioni dell’OMM, i modelli di precipitazione previsti per la media maggio-settembre 2023-2027, rispetto alla media 1991-2020, mostrano la probabilità di un aumento delle precipitazioni nel Sahel, nell’Europa settentrionale, in Alaska e nella Siberia settentrionale, e una riduzione delle precipitazioni per questa stagione in Amazzonia e in alcune parti dell’Australia.

Le conseguenza a questo cambiamento ovviamente non si faranno attendere. Come sottolinea Taalas, “un riscaldamento dovuto a El Niño è atteso nei prossimi mesi. E questo si combinerà con il cambiamento climatico di origine umana, per spingere le temperature globali verso territori mai toccati. Questo avrà vaste ripercussioni per la salute, la sicurezza alimentare, la gestione dell’acqua e l’ambiente. Dobbiamo essere preparati“.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO