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L’88% degli omicidi è avvenuto in America Latina, in particolare in Colombia con 60 morti

La Colombia è il Paese più pericoloso per chi ha a cuore l’ambiente. Dei 177 attivisti ambientali uccisi in tutto il mondo nel 2022, infatti, 60 hanno trovato la morte proprio in Colombia. I dati sono riportati dal rapporto annuale della Ong Global Witness pubblicato pochi giorni fa.

Il dato complessivo è leggermente inferiore al 2021, quando i morti erano 200, ma la situazione a livello mondiale “non è migliorata sostanzialmente”, sostiene la ong britannica, e in media viene ucciso un attivista ogni due giorni.

L’88% delle vittime si registra in America Latina, con il picco in Colombia nonostante l’impegno del presidente Gustavo Petro, salito al potere nell’agosto del 2022, a ridurre la violenza contro attivisti e leader delle comunità indigene. Il Paese, infatti, è da oltre 50 anni piegato da numerosi conflitti armati e chi si batte per la salvaguardia dell’ambiente resta ucciso nel fuoco incrociato. «Ancora una volta, i popoli indigeni, le comunità indigene di origine africana, i piccoli agricoltori e i difensori dell’ambiente sono stati colpiti duramente in questo Paese sudamericano», commenta Global Witness.

Dove le attività illegali come traffico di stupefacenti e legname e attività minerarie abusive sono più diffuse, l’attivismo ha un prezzo più alto. Lo dimostrano i dati che parlano di 34 vittime in Brasile, 31 in Messico, 14 in Honduras e 11 nelle Filippine.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/EPA/LUIS EDUARDO NORIEGA A.