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Un peschereccio si è ribaltato a 47 miglia nautiche da Pylos. Si teme che il bilancio si aggravi: un superstite ha parlato di cento bambini nella stiva

Almeno 79 persone migranti hanno perso la vita davanti alle coste meridionali del Peloponneso. La notizia è stata diffusa dalla Guardia costiera greca.

Il naufragio del peschereccio su cui viaggiavano le persone si è ribaltato in acque internazionali, a 47 miglia nautiche da Pylos. Sul mezzo viaggiavano almeno 600 persone, anche se il Guardina ha riferito di almeno 750 passeggeri. Al momento sono state salvate 104 persone e proseguono le ricerche dei numerosissimi dispersi.

Secondo l’agenzia Ana-mpa l’imbarcazione è partita da Tobruch, in Libia, e le autorità greche e l’agenzia dell’Ue per la protezione delle frontiere Frontex sono state allertate per la prima volta martedì dalla guardia costiera italiana.

Un superstite ha parlato di un centinaio di bambini nella stiva del peschereccio e il fatto che la maggior parte dei sopravvissuti siano uomini è insolito per un gruppo di migranti di queste dimensioni: il rischio è che le donne e i più piccoli siano annegati.

Johansson: “segno che la nostra politica non funziona”

La commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson ha dichiarato: «Penso che sia il segno del fatto che la nostra politica migratoria non funziona bene al momento. La cambieremo con il nuovo Patto (su migrazione e asilo, NdR) ed è importante aver dimostrato di poter lavorare insieme sul tema».

«La situazione di stallo durata 7 anni è finita – ha aggiunto Johansson, che ha difeso l’operato delle Ong – Sono diverse tra loro, ma in generale fanno un ottimo lavoro e salvano vite».

Anche i portavoce della Commissione Ue Eric Mamer e della Commissione Ue per le migrazioni Anitta Hipper sono intervenuti sul caso. «Le attività di ricerca e salvataggio sono ancora in corso e l’assoluta priorità di tutti è fare tutto ciò che possono vista la situazione. Non è tempo per eventuali indagini, è molto importante concentrarsi sulle operazioni», ha detto Mamer rispondendo ai giornalisti.

«Le attività di ricerca e salvataggio sono ancora in corso, siamo in contatto con le autorità greche e anche il direttore esecutivo di Frontex è arrivato in Grecia – ha aggiunto Hipper. – Il gruppo di contatto per le attività di ricerca e salvataggio (Sar) di ricerca e salvataggio si riunirà domani. L’idea è di proseguire lo scambio sulle pratiche comuni per trovare un approccio comune per migliorare ancora le operazioni e aiutare gli Stati membri con l’obiettivo di prevenire la perdita di altre vite».

La denuncia di Alarm Phone: “allarme ignorato”

Arriva la denuncia di Alarm Phone, secondo la quale nella giornata di martedì 13 giugno era stato lanciato un allarme che è però stato ignorato.

«Ieri avevamo allertato la guardia costiera ellenica alle 16:53 per questa imbarcazione in difficoltà, poiché le persone ci avevano chiesto aiuto – ha affermato Alarm Phone – Le autorità greche e le altre europee erano ben consapevoli di questa imbarcazione sovraffollata e inadeguata. Non è stata avviata un’operazione di salvataggio. La Guardia costiera greca ha giustificato il mancato soccorso sostenendo che i migranti non volevano essere portati in Grecia».

Una testimonianza simile arriva anche dall’attivista Nawal Soufi: «il 13 giugno 2023, nelle prime ore del mattino, i migranti a bordo di una barca carica di 750 persone mi hanno contattata comunicandomi la loro difficile situazione. Dopo cinque giorni di viaggio, l’acqua era finita, il conducente dell’imbarcazione li aveva abbandonati in mare aperto e c’erano anche sei cadaveri a bordo. Non sapevano esattamente dove si trovassero, ma grazie alla posizione istantanea del telefono Turaya, ho potuto ottenere la loro posizione esatta e ho allertato le autorità competenti – scrive nel suo lungo post su Facebook. –La situazione si è complicata quando una nave si è avvicinata all’imbarcazione, legandola con delle corde su due punti della barca e iniziando a buttare bottiglie d’acqua. I migranti si sono sentiti in forte pericolo, poiché temevano che le corde potessero far capovolgere la barca e che le risse a bordo per ottenere l’acqua potessero causare il naufragio. Per questo motivo, si sono leggermente allontanati dalla nave per evitare un naufragio sicuro».

E poi prosegue: «non c’era alcuna intenzione di continuare il viaggio verso l’Italia, perché non avrebbero saputo navigare per arrivare in acque italiane, poiché mancava il vero conducente della barca e continuavano a chiedere cosa fare. Avevano assolutamente bisogno di aiuto nelle acque dove si trovavano. Se mi avessero espresso la volontà di voler continuare il viaggio verso l’Italia avrei ovviamente mandato un aggiornamento a Malta, Grecia e Italia, ma i migranti non hanno mai detto nulla di simile. Durante la notte, la situazione a bordo dell’imbarcazione è diventata ancora più drammatica: i migranti erano confusi e non capivano se quella fosse un’operazione di soccorso o un modo per mettere le loro vite ancora più in pericolo. Io sono rimasta in contatto con loro fino alle 23:00 ore greche, cercando di rassicurarli e di aiutarli a trovare una soluzione. In questa ultima chiamata, l’uomo con cui parlavo mi ha espressamente detto: ‘Sento che questa sarà la nostra ultima notte in vita’».

di: Flavia DELL’ERTOLE

aggiornamenti di: Francesca LASI e Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA / Ufficio stampa Polizia