Il segretario dem definisce “un errore” un suo periodo più lungo alla guida del Pd e si auspica una nuova dirigenza entro la prossima primavera

Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, riferisce al Nazareno sulla direzione da intraprendere per riformare il partito, uscito sconfitto dalle urne.

«Quello che voglio proporre è un ragionamento chiaro e netto sul futuro, questa direzione parla al futuro. Abbiamo tutti la percezione che il linguaggio di verità deve essere quello di oggi, senza alcuna forma di infingimento o superficialità. Dobbiamo tracciare un’analisi e dobbiamo parlare di futuro – esordisce Letta. – Discuteremo del Pd, anche del suo simbolo, che amo. La mia personale scelta è perché il simbolo rimanga esattamente così com’è, perché racconta il servizio all’Italia».

Commentando poi i risultati delle elezioni dello scorso 25 settembre ha detto: «le poche donne Pd elette sono il fallimento della nostra rappresentanza. È chiaro e evidente, non ho molto da aggiungere, e rappresenta il senso di un partito che non ha compiuto il salto in avanti necessario. Non è possibile tornare indietro rispetto alla necessità di avere dei capi dei gruppi parlamentari di rappresentanza femminile. Dall’altra parte ci sarà la prima donna premier del Paese e su questo punto dovremo essere credibili».

«Far nascere il Pd è stato un successo, è stato e sarà una storia positiva per il Paese. Gli elettori ci hanno dato il mandato di essere la seconda forza politica e di guidare l’opposizione, di costruire un’alternativa partendo dall’opposizione. Siamo gli unici ad avere costruito una alternativa politica alla destra. Gli altri hanno fatto elezioni sostanzialmente in alternativa a noi», ha proseguito, guardando al futuro all’opposizione.

E ancora: «un’unica forza politica ha vinto le elezioni, Fdi, tutte le altre non le hanno vinte o le hanno perse. Un campo ha vinto perché è stato unito e l’altro, nonostante il nostro sforzo, non è stato unito. Questa è la spiegazione delle elezioni. Noi abbiamo profondamente lavorato per costruire il campo largo, ma la larga unità è stata impossibile, era l’unica condizione per vincere, ma abbiamo avuto interlocutori che non volevano andare insieme. Stavamo costruendo un progetto che stava diventando forte e importante poi c’è stata la brusca interruzione con la caduta del governo», ha spiegato ancora il segretario.

Ha poi analizzato la posizione del partito nell’ultimo anno: «dal punto di vista dalla mia analisi, dico che c’è stato un brusco ambio di scenario attorno a noi che ha profondamento influito e questo cambio di scenario è avvenuto a febbraio di quest’anno. Se io ripenso alla fine di gennaio a come eravamo dopo la rielezione di Mattarella, momento bello della nostra vita istituzionale, noi eravamo in una condizione ben diversa. Ma poi si è sviluppato un cambio scenario dovuto alla guerra. Noi siamo stati dalla parte della storia, non rinnego posizione prese ma dalla minaccia russa è nata un’instabilità, forse siamo intervenuti troppo tardi su certi temi, fatto sta che la crescita di queste paure hanno condizionato fortemente il quadro sociale attorno a noi».

Guardando all’oggi ha dichiarato: «noi oggi cominciamo un percorso congressuale, ma per noi è intimamente connesso al lavoro di opposizione che da oggi comincia, dobbiamo vestire fin da subito i panni dell’opposizione, il mandato del popolo italiano è di essere la guida dell’opposizione, in una logica di collaborazione con le altre opposizioni. Faremo una opposizione intransigente e costruttiva. Dobbiamo essere da subito pronti a costruire una opposizione forte ed efficace sapendo anche che quando questo governo cadrà io non ci sarò ma dovremo chiedere le elezioni anticipate, nessun governo di salute pubblica, lo dico, lo dirò anche rispetto a qualsiasi dibattito congressuale, intanto bisogna insistere sulla nostra capacità di essere alternativa con una opposizione costruttiva, non consociativa».

«Chi pensava a una luna di miele del governo Meloni con il Paese non si è reso conto della condizione del Paese, non ha colto fino in fondo il deterioramento del quadro economico e sociale, le tensioni, le paure e le preoccupazioni, che necessitano tutt’altro che di un governo con profonda debolezza politica, che fa capolinea. Fanno più notizia i no che riceve piuttosto che la ressa per entrare al governo e già questo è chiaro e indicativo di una situazione in cui un governo che riceve dei no così significativi dimostra di per sé la sua difficoltà. E non è ancora nato. Noi faremo una opposizione intransigente. Giudicheremo il governo per quello che farà, ma qualunque idea programmatica è venuta già meno rispetto alle tante promesse di campagna elettorale», prosegue.

«Abbiamo uno Statuto ben fatto che si può applicare bene alla situazione che abbiamo di fronte – continua la relazione alla Direzione. – Ci vuole un congresso costituente per il nuovo Pd prima di tutto perché l’ultimo congresso lo abbiamo fatto prima del covid, un’era geologica fa. Non è immaginabile un altro percorso. Serve un congresso non sul nostro ombelico ma sul Paese, un congresso che discuta dell’Italia, mentre stiamo costruendo la nostra opposizione al nascente governo Meloni. Un congresso libero, che dia una forte legittimazione a un nuovo gruppo dirigente. Abbiamo di fronte una sfida epocale, di affrontare come principale forza di opposizione per riuscire a dare risposte più convincenti di quelle che il governo cercherà di dare».

«Il lavoro di opposizione comincia subito, questo congresso deve essere fatto nei tempi giusti e senza complicazioni regolamentari. Io penso che questo percorso debba concludersi entro l’inverno. Io guiderò questo percorso con la massima determinazione, lo farò per amore del Pd, assumendomi tutte le responsabilità e garantendo la terzietà rispetto alle parti in campo – conclude. – Ringrazio quanti mi hanno chiesto un impegno di più lungo periodo ma lo riterrei un errore per voi e per il partito: iniziato la mia militanza politica da giovane, sono stato ministro nel ’98 ed è giusto che il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni, una donna giovane».

«Il congresso deve avere tempi giusti, non deve essere né un X-Factor sul miglior segretario da fare in 40 giorni, ma nemmeno un congresso che rinvia alle calende greche. Vorrei che il nuovo gruppo dirigente fosse in campo con l’inizio della nuova primavera. Abbiamo bisogno di partire da marzo con una scelta significativa», aggiunge.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI