ANSA/CHRISTIAN BRUNA

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica l’impianto nelle città di Qom sarebbe tornato in funzione

Secondo quanto confermato dall’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Iran ha avviato la produzione di uranio arricchito al 60% nel suo impianto di Fordow, a nord-est della città di Qom. La notizia arriva in un momento di estrema tensione con il regime di Teheran per Europa ed Occidente, sia a causa delle proteste che stanno scuotendo il Paese sia per le ripetute accuse di violazione degli accordi sul nucleare; un vecchio motivo di screzi nonostante i ripetuti tentativi di negoziato. Iniziando ad arricchire l’uranio fino al 60 per cento nel suo impianto di Fordow “l’Iran -insistono i governi del gruppo cosiddetto ‘E3’- ha compiuto ulteriori passi significativi nello svuotamento del JCPoA” (l’acronimo con cui è indicato l’accordo sul nucleare del 2015). 

Secondo Associate Press, sono passati quasi due anni da quando i funzionari dell’Aiea hanno avuto pieno accesso al monitoraggio dei siti nucleari iraniani e cinque mesi da quando le apparecchiature di sorveglianza sono state rimosse. Dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’accordo nucleare con l’Iran nel 2018 Teheran ha causato un sempre maggiore deterioramento dei rapporti diplomatici con l’Europa, e la scoperta che il regime iraniano fornisce droni suicidi all’esercito russo in Ucraina non ha aiutato a ricreare un clima di distensione.

L’ultima risoluzione di condanna contro la Persia è stata emessa a novembre 2022, dopo che l’Aiea ha accusato l’Iran di aver incominciato ad accrescere le sue scorte di uranio arricchito impedendo al contempo ai suoi funzionari di accedere ai siti nucleari o di monitorarli. Va comunque sottolineato che secondo gli esperti l’Iran non avrebbe ancora abbastanza uranio arricchito per trasformarlo in anche un solo ordigno nucleare.

di: Caterina MAGGI

FOTO: ANSA/CHRISTIAN BRUNA