Il telescopio Cheops ha individuato degli anelli “troppo” distanti dal planetoide scoperto nel 2002
C’è un bel pezzo di Italia nella scoperta che potrebbe rivoluzionare le leggi della fisica, perlomeno per quanto le conosciamo noi oggi. Il satellite Cheops dell’Agenzia spaziale europea (Esa), un progetto cui l’Italia prende parte con l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e l’Agenzia spaziale italiana (Asi), con la cooperazione di Leonardo, ha infatti fotografato un’anomalia finora ritenuta “impossibile” sul pianeta nano Quaoar, anche noto come il “piccolo Saturno”.
Il pianeta nano Quaoar, scoperto nel 2002, sarebbe infatti “dotato” di un sistema ad anelli che lo cingono ad una distanza anomala, perlomeno sulla base della legge della fisica applicata oggi per determinare lo spazio che intercorre fra un pianeta e i suoi anelli, il cosiddetto “limite di Roche”.
Secondo tale limite, esisterebbe una distanza oltre la quale gli anelli di un pianeta non sarebbero in grado di sopravvivere. Così non è per il planetoide Quaoar i cui anelli si trovano a una distanza sette volte il suo raggio. Il doppio rispetto a quanto tollererebbe il limite di Roche.
Fondamentali in questa scoperta le immagini catturate congiuntamente dal satellite Cheops e da diversi telescopi basati a terra. Gli anelli di Quaoar sono infatti troppo piccoli e deboli per essere osservati in maniera diretta. Così i ricercatori sono stati in grado di individuarli grazie a una momentanea interruzione della luce di una stella sullo sfondo, offuscata per meno di un minuto dal pianeta nano in orbita attorno al sole. Dando chiara indicazione agli scienziati della presenza di anelli.
«Tutto il team Cheops era abbastanza scettico sulla possibilità di catturare questo fenomeno ma, dopo averne valutato la fattibilità, abbiamo deciso di rischiare poiché il tempo speso dal satellite per osservare questo evento sarebbe stato abbastanza breve da non danneggiare i programmi primari della missione» spiega la responsabile nazionale per Cheops e co-autrice dello studio pubblicato su Nature Isabella Pagano.
«Secondo questi dati – aggiunge Giovanni Bruno dell’Inaf –, la nozione classica che gli anelli densi sopravvivono solo all’interno del limite di Roche di un corpo planetario deve essere completamente rivista».
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/EPA/ATG medialab
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