La premier in pectore riferisce che il governo sarà pronto il prima possibile mentre Renzi la esorta ad andare a Bruxelles per il Pnrr
In attesa che le Camere si riuniscano per la prima volta, il prossimo 13 ottobre come da convocazione, tutta l’Italia guarda a Giorgia Meloni e alla squadra di governo non ancora annunciata.
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, intanto, commenta le dichiarazioni rese dalla premier in pectore sui presunti ritardi di Mario Draghi sul Pnrr: «Meloni si lamenta dei ritardi sul Pnrr, assurdo. Cara Giorgia, basta alibi. Non perder tempo: avuto l’incarico fai il Governo in 24h anziché discutere con Salvini del totoministri e vai tu a Bruxelles al Consiglio UE il 20/10. Hai fatto cadere Draghi, ora governa tu. Se ti riesce», scrive su Twitter l’ex premier.
Meloni non ci sta e, arrivando alla Camera, risponde: «non mi pare che ci sia uno scontro però il governo scrive nella Nadef che entro la fine dell’anno noi spenderemo 21 miliardi dei 29,4 che avevamo, e quindi lo diciamo con spirito costruttivo per dire che dobbiamo fare ancora meglio». Poi aggiunge: «un’altra giornata di lavoro sui dossier più dedicati per essere pronti il prima possibile, sono molto ottimista». Con Mario Draghi “non mi pare che ci sia uno scontro” sul Pnrr.
Nel pomeriggio è la stessa Commissione europea a sciogliere l’arcano sui presunti ritardi dell’Italia nei piani di attuazione del Pnrr: «le cose stanno procedendo secondo quanto previsto» spiegano fonti di Bruxelles, ricordando che a fine settembre è proprio alla luce dei progressi fatti che è stato dato l’ok alla seconda tranche di finanziamenti del Next Generation Ue.
Della Vedova: “Meloni mostra già segni di nervosismo”
Non le manda a dire Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, sulle capacità di Meloni e del suoi entourage. «Pronti? Mica tanto. Le parole di Giorgia Meloni sulla necessità di trovare fuori dal novero degli eletti della destra competenze necessarie a ricoprire le cariche ministeriali sono l’ammissione di impreparazione della classe dirigente. E il tentativo di mettere le mani avanti sul Pnrr, attaccando strumentalmente il governo Draghi, sono un ulteriore segno di nervosismo. +Europa è pronta a una opposizione politica e parlamentare rigorosa, nel segno di un’alternativa alla destra di Giorgia Meloni ispirata all’Europa, alle riforme economiche e ai diritti», scrive su Facebook.
Fratoianni: “ministro dell’Economia tecnico non rassicura”
Sulla possibile scelta di destinare alcuni ministeri a tecnici si esprime il segretario di Sinistra Italiana e membro dell’alleanza Verdi-Sinistra, Nicola Fratoianni: «il profilo tecnico non rassicura perché la politica è il luogo che forma l’indicazione di lavoro, che cosa vogliamo fare, e con il ministro dell’Economia si possono fare scelte molto diverse dal caro bollette alla flat tax. Agli italiani e alle italiane interessa sapere cosa vorranno fare sulle bollette, qual è l’indicazione politica, qual è l’idea della destra. Poi del curriculum discutiamo, lo può avere il ministro o chi, attorno al ministro, traduce le indicazioni politiche», dice ospite di Agorà su Rai 3.
Calenda: “con Pd niente campo largo”
Anche l’opposizione, intanto, cerca di formarsi, e mentre il Pd punta a riformarsi guarda anche ai possibili alleati. A tal proposito parla Carlo Calenda, segretario di Azione: «le direzioni del Pd sono sempre all’insegna del “Ma anche”: quel partito cerca di mantenere dentro tutto e finisce che non ci sia una linea. L’opposizione è una grande opportunità ma nel Pd non ci sono idee se non la discussione dei soliti cinque. Il campo largo che Bonaccini vuole con noi non ci sarà: se lo scordi. Si parla a partire da un elemento di chiarezza che però non c’è. Il Pd decidesse cosa vuole essere e poi ci farà sapere se vuole essere riformista o populista», dice ai microfoni di SkyTg24.
Su quanto detto dal segretario dem alla Direzione del Nazareno aggiunge su Twitter: «l’assoluta banalità dell’intervento di Letta alla direzione del Pd conferma una sola cosa: continuano a non voler scegliere. Le solite parole d’ordine su giovani, donne e “ma anche”. Nessuna proposta o idea. “Siamo i buoni e tutti gli altri i cattivi”. Questo è tutto. Non è politica ma moralismo. Siamo per le donne ma eleggiamo meno donne di tutti. Siamo per i giovani ma il partito è gestito da Zingaretti, Bettini, Orlando e Franceschini. Abbiamo perso ma è colpa degli altri. Così sarà molto difficile fare opposizione insieme».
Cirinnà a Letta: “non basta essere primo partito”
Anche all’interno dello stesso Pd ci sono voci di dissenso. Monica Cirinnà è intervenuta alla Direzione dem dopo Enrico Letta: «prendo la parola con il cuore pieno d’amarezza, ma con molta determinazione. Non ci nascondiamo, caro segretario. Non basta dire che siamo il primo partito dell’opposizione, non basta dire che la destra non è maggioranza assoluta nel paese. La sconfitta parla di errori politici, errori strategici e di un forte logoramento nella società. Il non fare alleanze di peso ci ha chiuso in un angolo».
Fico: “Movimento 5 Stelle è progressista”
Roberto Fico, esponente pentastellato e quasi ex presidente della Camera, difende l’operatore del Movimento 5 Stelle. «Non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno – afferma a Il Fatto Quotidiano. – I provvedimenti per aiutare le persone in difficoltà li abbiamo fatti noi 5 stelle. E noi ci siamo battuti per difendere la Sanità e la Scuola pubblica. Dobbiamo continuare e rafforzare queste scelte. Chi è che ha creato un ministero per l’Ambiente, come il Mite, o ha spinto per un piano energetico nazionale? Noi siamo progressisti. Sulla base della nostra esperienza è chiaro che non faremo mai più un governo con la Lega o con la destra. Con il Pd in questo momento non vedo possibilità di alleanze», conclude decisivo.
di: Alessia MALCAUS
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