rapinatori del filo

I 6 avevano già compiuto due rapine aggravate e ne stavano progettando una terza in Belgio

È con la tecnica del “filo inverso” che stavano progettando un terzo, grosso colpo, questa volta in Belgio, i 6 arrestati nel napoletano e indagati per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine. La banda aveva già colpito due volte a Casoria, prendendo di mira vittime che si recavano in banca per fare dei versamenti.

Un complice sul posto individuava la vittima, ricostruendo i suoi movimenti per risalire ai giorni in cui abitualmente si recava presso il suo istituto di credito per versare del denaro. I “filatori” seguivano così il filo invisibile (un tempo si apponeva un vero filo di cotone sulla schiena della vittima per identificarla). A quel punto si sceglieva un giorno e, con un attacco armato repentino, si derubava la vittima prima che versasse i contanti o i preziosi.

Ma la banda agiva in modo ancora più spettacolare: i rapinatori avevano anche già acquistato quattro speciali maschere in silicone da un laboratorio teatrale (al costo di 500 euro) per camuffare in modo realistico i propri tratti somatici.

Nella prima rapina messa a segno avevano sottratto 1.500 euro e un tablet a un agente di commercio che trasportava gioielli e preziosi; nella seconda occasione aveva rapinato un imprenditore prima che versasse i suoi incassi sottraendogli 10.940 euro.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/EPA/MARC MUELLER