A 10 anni dallo storico “whatever it takes” di Draghi, novità in Europa per il controllo dello spread. Scopriamo di cosa si tratta

“Spread” è una delle parole chiave dell’economia ed è quindi molto importante sapere di cosa si tratta.

Indica la differenza di rendimento tra due titoli (azioni, obbligazioni, titoli di stato) dello stesso tipo e durata, uno dei quali è considerato un titolo di riferimento. Nel caso dei titoli di Stato, i titoli di riferimento sono i Bund emessi dalla Germania (Bundesanleihe), considerata la solidità e la forza dell’economia tedesca.

Minore la credibilità dello Stato italiano, maggiori gli interessi per convincere gli investitori a comprare i propri titoli. In questo caso, il differenziale tra i Bund tedeschi e i Btp italiani aumenta.

Per calcolarlo, dobbiamo considerare un Btp con scadenza a 10 anni e calcolare quale sarà il suo rendimento al giorno della scadenza. Poi consideriamo un Bund a 10 anni e facciamo la stessa cosa. Lo spread sarà dato dalla differenza tra il rendimento del Bund e quello del Btp.

Molti di noi ricordano il discorso di Mario Draghi, allora presidente della Bce, durante la crisi del 2012: al grido di “Whatever it takes”, rimise a posto gli spread di Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, salvando di fatto l’Euro. Per farlo utilizzò il cosiddetto “bazooka”, uno strumento simile a quello varato recentemente dall’attuale presidente Christine Lagarde, il Transmission Protection Instrument (TPI), noto come “scudo anti spread”.  

In pratica, il TPI comprerà titoli di Stato (con la possibilità di estendersi ad altri bond) con scadenza fra uno e dieci anni, ma senza alimentare l’inflazione. Le condizioni per la sua applicabilità in un Paese sono il rispetto dei requisiti sul bilancio pubblico indicati dall’UE e delle raccomandazioni della Commissione europea, nonché l’assenza di gravi squilibri macroeconomici e la sostenibilità del debito pubblico.

Lo strumento, però, non fissa una soglia massima esplicita per lo spread. Al contrario, Lagarde ha sottolineato che la Bce deciderà in maniera “discrezionale”. La presidente non ha fatto mistero che alcune componenti dello strumento è meglio tenerle riservate.

Proprio a causa di questa “fumosità”, il provvedimento ha sollevato tra gli analisti più dubbi che certezze.

di: Giulia GUIDI