Mentre il pallone rosa spopola in Oceania e in Nord America, l’Italia resta indietro: forse c’è un perché storico
Il calcio femminile si avvia verso Parigi 2024 a suon di record battuti: più spettatori, più coinvolgimento e più denaro circolano, almeno, negli eventi più importanti. E, ovviamente, agli sponsor non sta sfuggendo. Anche se il confronto con i numeri del calcio maschile è ancora impietoso, senza dubbio la Coppa del Mondo femminile Fifa di quest’anno ha fatto girare molte teste.
Secondo una dichiarazione del presidente della Fifa Gianni Infantino, la Coppa del Mondo femminile del 2023 ha generato entrate per 570 milioni di dollari, raggiungendo, per la prima volta, il pareggio. In termini di presenze, tra luglio e agosto, quasi due milioni di tifosi sono entrati nei dieci stadi di Australia e Nuova Zelanda per seguire una delle 64 partite. Una cifra che ha ampiamente superato l’obiettivo di vendita dei biglietti della Fifa, che era di un milione e mezzo. Infine, in Oceania, infranto ogni record precedente di presenze dal vivo rispetto ai precedenti mondiali di calcio femminile registrato in Canada nel 2015 (1,35 milioni), Cina nel 2007 (1,19 milioni) e Francia (2019, 1,35 milioni).
Bene anche gli ascolti tv: in Cina, 53,9 milioni di telespettatori hanno assistito alla sconfitta del Paese contro l’Inghilterra. La partita Stati Uniti-Olanda è stata vista da 7,93 milioni di telespettatori su Fox e Telemundo. Nel Regno Unito, la finale ha raggiunto il picco di 12 milioni di spettatori, per una media di 13,3 milioni: il nuovo record nel paese per una partita di calcio femminile. In Spagna, la partita che ha visto la vittoria della Roja ha avuto una media di 5,6 milioni di telespettatori, con un picco di 7,38 milioni.
Simon Shaw, fondatore e ceo di Fifty, una società britannica che, attraverso la scienza delle reti e l’intelligenza artificiale, analizza miliardi di dollari di dati e offrire al pubblico una comprensione basata sul comportamento umano. Presentando il rapporto “L’opportunità immediata nel calcio femminile“, pubblicato a luglio, ha commentato: «Le donne nello sport (e nel calcio soprattutto) sono una grande forza globale. E penso che avrà un enorme impatto positivo sia a livello sociale che pratico».
Follower, coinvolgimento e interessi

Le evidenze raccolte dalle principali piattaforme social (Instagram, Facebook, X, TikTok e YouTube) illustrano il valore della “portata femminile” per i brand. Sono consumatori potenti dal punto di vista commerciale ma possono anche avere un impatto sulle società. Infatti, secondo il rapporto, gli sport femminili raccolgono un sentiment molto più positivo rispetto a quelli maschili. La positività di fondo che circonda lo sport rappresenta un elemento importante per marchi e sponsor, ma determina anche risultati sociali costruttivi. La sua “cultura positiva e vibrante” offre un’alternativa all’ambiente più duro che circonda il calcio maschile. «Il calcio femminile – conferma il rapporto – non ha lo stesso tribalismo di quello maschile. I suoi influencer sono più mainstream, meno controversi e hanno molti meno haters».
Oggi, gli Stati Uniti sono l’unico paese in cui più donne che uomini dicono di giocare a calcio. Ma secondo un sondaggio condotto da Statista, il Messico ha la più alta percentuale di donne che calciano la palla rotonda (22%), seguito da Brasile (17%), Regno Unito e Stati Uniti (10%). E anche se i tre grandi paesi dell’Ue restano a doppia cifra, con la Francia all’8%, la Germania al 7% e l’Italia al 5%, l’interesse è in aumento. Non solo, ma indubbiamente favorito dai Mondiali, in Spagna, ad esempio, sono quasi 100.000 le donne e le ragazze tesserate come giocatrici, con un aumento del 55% rispetto al 2014.
Simon Shaw ammette: «Vedremo più atlete progredire attraverso diversi percorsi man mano che avremo l’opportunità di competere, e i percorsi per competere diventeranno più chiari. Perché tutto si riduce all’effetto collaterale commerciale, ai finanziamenti disponibili, e mi piace pensare che più soldi in entrata negli sport guideranno il cambiamento nella creazione (più possibilità) di progresso. Ancora una volta, queste cose accadranno in un tempo relativamente lungo. Ma non vedo alcun motivo per cui questo non possa collegarsi direttamente».
E in Italia?

Tra le europee, Germania, Spagna e Francia sono le nazionali che parteciperanno all’Olimpiade 2024 di Parigi, e nel ranking mondiale nella top 10 ci sono anche Inghilterra, Germania, Svezia, Paesi Bassi. L’Italia è solo al 14° posto.
Guardando i dati Figc, tra il 2008 e il 2022 le calciatrici tesserate per la Figc sono quasi raddoppiate, passando da 18.854 a 36.552 (con un aumento di 10.000 unità nell’ultimo anno e una crescita di circa 9.000 tesserate rispetto alla rilevazione pre-pandemica e La stima del numero complessivo di donne che praticano più o meno continuativamente l’attività calcistica in Italia è pari ad oltre 360.000. In termini di fan base, sempre secondo i dati ufficiali, si stima che gli appassionati al calcio femminile in Italia siano 10,2 milioni. È prevista inoltre una crescita di 2,2 volte entro il 2033, fino a 22,6 milioni. Nello stesso periodo, il valore commerciale del calcio femminile italiano potrà crescere di 7,1 volte, passando dai 6,6 milioni di euro del 2021 ai 46,7 del 2033. L’audience tv della Serie A 2021-2022 risulta in aumento del +142% rispetto alla stagione precedente, grazie anche al passaggio alla tv in chiaro (La7), e nel 2022-23 si è assistito a un’ulteriore crescita superiore al 7%.
Ma resta il fatto che il calcio femminile italiano non ha sfondato. Eppure ha origini importanti, che certo non possono essere vantate dalle colleghe americane e oceaniche. Nel 1932, a Milano, un gruppo di amiche provò a giocare a calcio in barba ad ogni regola e convenzione sociale; all’inizio con i gonnelloni e con una atteggiamento “modesto”, per poi far spazio al sacro fuoco dell’agonismo calcistico. E arrivano all’attenzione di Carlo Brighenti, addetto stampa del divino Tazio Nuvolari e grande visionario dello sport in tutte le sue coniugazioni. Piano piano il fenomeno cresce, le ragazze raccolsero l’attenzione di pubblico e giornali, ma dietro questa popolarità si cela una battaglia interna al regime.
Se infatti il Coni considerava lo sport femminile come un’esaltazione della razza italiana, il calcio non veniva considerato adatto alla figura femminile e alla sua armoniosità: secondo il Fascismo le pallonate al corpo femminile avrebbero potuto danneggiare gli organi riproduttivi considerati sacri dal regime.
Dopo la guerra, a Trieste nel 1946 vengono fondate due squadre femminili (la Triestina e la San Giusto), che organizzano una serie di partite in tournée anche per promuovere il ritorno di Trieste all’Italia. A metà degli anni ’60, poi, mentre Inter e Milan diventano protagoniste in Europa, con i successi in Coppa Campioni, a Milano un altro episodio “promozionale” fa parlare delle donne nel calcio: nel 1965, Valeria Rocchi, con il supporto dell’allora presidente dell’Inter Angelo Moratti, decide di organizzare una rievocazione al femminile dello spareggio Bologna–Inter per lo scudetto maschile 1964.
Da allora molti passi sono stati fatti, fino al riconoscimento professionista, solo nel 2022, ma sicuramente molto resta da fare.
di Giulia Guidi
Foto ANSA