VLADIMIR PUTIN

Le forze di Kiev hanno risposto agli attacchi massicci di ieri 9 marzo. Secondo la Cnn Putin pensa a una “guerra convenzionale” mentre Wagner è in “pausa tattica” a Bakhmut

Alla luce delle indagini condotte dal Cremlino sull’attacco al gasdotto Nord Stream, Mosca non ha dubbi: «per noi – afferma il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov – è chiaro che la responsabilità di questo palese atto terroristico senza precedenti è di Washington».

«Negli ultimi giorni – prosegue il vice di Lavrov – abbiamo assistito a un’indecorosa campagna di pubbliche relazioni a seguito del sabotaggio, credo da parte di ambienti governativi statunitensi, principalmente per presentare una versione alternativa di ciò che penso sia evidente a tutti». La Russia ha reso noto anche di star lavorando ad un mandato alle Nazioni Unite per avviare “un’indagine indipendente su tutte le circostanze dell’accaduto“.

Il presidente Zelensky ha dichiarato le ultime informazioni sul gasdotto “molto pericolose” e ha dichiarato che questa notizia “fa il gioco della Russia”. Nel corso di una conferenza stampa a Kiev insieme al primo ministro finlandese Sanna Marin, Zelensky ha insistito ancora una volta per sollevare l’Ucraina dalla responsabilità delle esplosioni del gasdotto: «non abbiamo niente a che vedere con queste. Non lo hanno fatto gli ucraini».

Bombardamenti “di propaganda” e “lunga guerra convenzionale”

Il presidente russo Vladimir Putin si starebbe preparando a una lunga guerra convenzionale. È questa la tesi sostenuta dal un lungo reportage pubblicato dalla Cnn.

«Dall’estate scorsa i generali dell’intelligence militare hanno assunto un ruolo più importante quando Putin si è reso conto che non si trattava più di un’operazione speciale, ma di una guerra convenzionale. Sfortunatamente, significa che Putin sta preparando il Paese per una lunga guerra convenzionale», afferma infatti Andrei Soldatov, giornalista investigativo russo ed esperto di intelligence.

Il massiccio bombardamento che ieri ha scosso l’Ucraina, invece, secondo gli gli analisti dell’American Institute for the Study of War, sarebbe stato parte di un’azione di propaganda. “Il Cremlino ha probabilmente lanciato deliberatamente missili che il sistema di difesa aerea ucraino non può intercettare per ottenere risultati nello spazio informativo russo, nonostante la riduzione delle scorte di tali missili“, sostengono gli esperti.

Le forze ucraine, d’altro canto, hanno risposto agli attacchi colpendo siti e centri logistici dove si concentrano le truppe e le attrezzature dell’esercito russo in territorio ucraino. In tutto sarebbero stati lanciati 13 attacchi: l’aviazione ha colpito un complesso missilistico antiaereo, mentre unità di artiglieria hanno centrato 6 aree di concentrazione del personale militare russo, due centri logistici, tre depositi di munizioni, 6 stazioni di controllo elettronico e due veicoli antiaerei in posizione di tiro.

A Kiev, intanto, dopo una notte di sirene per l’allerta aerea, è stato diramato il “cessato allarme”.

L’assedio di Wagner a Bakhmut

Prosegue l’assedio del gruppo di mercenari di Wagner a Bakhmut dove, secondo il think tank Usa Institute for the Study of War, sta prendendo una “pausa tattica”. «L’arrivo di un numero maggiore di forze russe convenzionali nell’area potrebbe suggerire che le forze russe intendono controbilanciare il possibile culmine delle operazioni offensive di Wagner a Bakhmut con nuove truppe convenzionali», sostiene l’ISW.

La realtà tuttavia potrebbe essere ben diversa: il capo del gruppo Yevgeny Prigozhin ha infatti puntato il dito contro Putin perché avrebbe tagliato fuori i mercenari dal rifornimento di armi e munizioni. «Per farmi smettere di chiedere munizioni, mi sono state tagliate tutte le linee telefoniche con gli uffici, con i dipartimenti. Ma la cosa più assurda è che hanno anche bloccato le agenzie dal prendere decisioni su Wagner», avrebbe scritto Prigozhin su Telegram.

Il capo della milizia russa intanto, ha annunciato l’apertura di centri di reclutamento in 42 città russe: «nonostante la colossale resistenza delle forze armate ucraine, andremo avanti. Nuovi combattenti stanno arrivando lì, ci accompagneranno per difendere il loro Paese e le loro famiglie».

I filorussi guardano alla Moldavia?

Proseguono nel frattempo le tensioni in Moldavia. La ministra degli Interni Ana Revenco ha dichiarato che ci sarebbero dei movimenti filorussi in azione per destabilizzare il Paese. «La situazione nella Repubblica di Moldavia continua ad essere estremamente instabile. Stiamo vedendo gruppi di interesse da Mosca e oligarchi fuggitivi mettere insieme tutti i loro sforzi e le loro risorse per aumentare il livello di destabilizzazione nella Repubblica di Moldavia al livello che dovrebbe cambiare il corso democratico a Chisinau», ha detto in un punto stampa a Bruxelles con la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson.

Accordo sul grano

Il capo dell’ufficio del presidente ucraino, Andriy Yermak, citato da Ukrinform, commenta l’estensione dell’accordo sul grano: «la posizione dell’Ucraina è immutata. Questo è uno dei punti della Formula di pace presentata dal presidente Volodymyr Zelensky. Siamo favorevoli alla proroga dell’iniziativa sui cereali per un periodo illimitato. L’Ucraina, da parte sua, sta rispettando tutto ciò che abbiamo concordato con l’Onu e la Turchia».

Danni alle infrastruttura

Gli attacchi di ieri, tuttavia, hanno causato numerosi disagi alla popolazione. Come riferisce Ukrinform che cita l’amministrazione militare locale a Kiev, infatti, il 30% degli utenti della Capitale rimane ancora oggi senza riscaldamento, mentre l’erogazione di elettricità e acqua sono state ripristinate. «Non ci sono interruzioni di corrente. Approvvigionamento idrico in modalità normale. Fornitura di riscaldamento in fase di recupero, ha sottolineato il capo dell’amministrazione locale Serhii Popko. Alle 7:50, il 30% dei consumatori è senza riscaldamento. I lavori di ripristino sono proseguiti per tutta la notte e continuano tuttora», si legge.

Gli appelli del Papa

Proseguono, intanto, gli appelli di Papa Francesco per la pace. In una lunga intervista all’emittente svizzera Rsi, dedicata ai 10 anni del suo pontificato, ha chiesto che vengano fermate le produzioni di armi: «il campo di battaglia è l’Ucraina. Lì lottano tutti. Questo fa pensare all’industria delle armi. Un tecnico mi diceva: se per un anno non si producessero le armi sarebbe risolto il problema della fame nel mondo. È un mercato. Si fa la guerra, si vendono le armi vecchie, si provano le nuove».

È stato poi chiesto al Pontefice cosa succederebbe in un incontro con Vladimir Putin. «Gli parlerei chiaramente come parlo in pubblico. È un uomo colto. Il secondo giorno della guerra sono stato all’ambasciata di Russia presso la Santa Sede a dire che ero disposto ad andare a Mosca a patto che Putin mi lasciasse una finestrina per negoziare. Mi scrisse Lavrov dicendo grazie ma non è il momento. Putin sa che sono a disposizione. Ma lì ci sono interessi imperiali, non solo dell’impero russo, ma degli imperi di altre parti. Proprio dell’impero – ha sottolineato – è mettere al secondo posto le nazioni».

di: Alessia MALCAUS

aggiornamento di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/EPA/MIKHAEL KLIMENTYEV / KREMLIN / POOL