Un bimbo di 6 anni di Torino al centro di una storia drammatica
Secondo quanto emerge dalle indagini un bambino di 6 anni di Torino è stato sistematicamente picchiato e vessato del compagno della madre ed è stato costretto a mentire in ospedale. L’uomo infatti utilizzava tecniche manipolatorie e false promesse sul piccolo per far sì che la verità non venisse a galla.
Il bimbo a gennaio del 2022 era stato salvato grazie a un intervento d’urgenza all’ospedale Infantile Regina Margherita che gli costò 30 centimetri di intestino. In 36 pagine il giudice ha ricostruito le vicende e le violenze subite dal bimbo, “martoriato il corpo del piccolo e a fronte della grande sofferenza del bambino, non lo ha nemmeno portato al pronto soccorso, minimizzando e nascondendo i fatti” le denunce sono scattate a seguito di un pestaggio che ha provocato quasi la morte del bambino, “il 14 gennaio dello scorso anno dopo essere rientrata dal lavoro, la donna ha trovato il figlio a letto, dolorante e incapace di alzarsi: il patrigno lo aveva preso a pugni nello stomaco perché aveva vomitato in auto. La donna ha chiamato l’ambulanza e il bambino è stato portato all’ospedale Regina Margherita di Torino. Solo l’improvvisa presa di coscienza della madre e soprattutto l’intervento chirurgico hanno evitato la morte“, in prima battuta, a causa della paura dell’uomo, la donna ha cercato di camuffare l’evento dicendo ai medici che il piccolo fosse “caduto dalle scale”.
Le intercettazioni ambientali hanno invece portati alla luce i ricatti dell’uomo, durante una videochiamata mentre il piccolo era ricoverato l’uomo dice che “se tu dici…. ti portano via e non vedrai mai più né mamma né nonna… ti portano in un posto lontano” e promette regali al bimbo “vengo e ti porto i giochi…. Ti prometto che non lo faccio mai più… appena esci vai da nonna, vai al mare“. Secondo quanto riportato dai colloqui con una psicologa il bimbo dice di essere caduto dalle scale, ma la specialista segnala come il bambino sia “annichilito” e “nonostante il dolore e il pianto, non si lamenta e non tenta di allontanare da sé stimoli che gli creano dolore o frustrazione”. Una volta raggiunta una certa intimità con la dottoressa il bimbo ha raccontato dei pugni e delle docce fredde utilizzate come punizione, anche le maestre del bimbo parlavano un piccolo “abbandonato a se stesso” e con lividi, atteggiamento rinunciatario e spaventato, vestiti “non consoni” e, ultimamente, ” si addormentava di continuo”.
Secondo il giudice si tratta “di molteplici episodi di aggressioni e violenze fisiche e psicologiche, frutto di una personalità violenta e autoritaria, perpetrati ai danni della madre e del bambino. Una drammatica progressione nella quale la vittima è soprattutto il minore, fino all’ultima condotta che, solamente per cause non dipese dalla volontà dell’autore del reato, non ha portato alla morte del bambino“.
di: Flavia DELL’ERTOLE
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