Lo dice un rapporto dell’intelligence Usa, Wagner annuncia: “siamo ad Est e a Nord di Bakhmut”
“La Russia probabilmente non vuole confronto diretto con gli Stati Uniti e la Nato ma c’è il potenziale perché questo accada” ha scritto l’intelligence nazionale Usa nel rapporto annuale sulle minacce.
Gli 007 di Washington hanno inoltre aggiunto che “i leader russi fino a ora hanno evitato di adottare azioni che allargherebbero il conflitto oltre i confini ucraini, ma il rischio per una escalation rimane significativo”. La direttrice dell’Intelligence nazionale Avril Haines ha testimoniato al Congresso che «nessuna delle due parti ha un vantaggio chiaro».
L’ultima difesa di Bakhmut
La battaglia per il controllo di Bakhmut è sempre più serrata. Questa mattina, 8 marzo, il gruppo paramilitare russo Wagner ha annunciato di aver conquistato la “parte orientale” della città assediata. Sempre secondo il gruppo paramilitare, anche la zona nord sarebbe prossima a cadere.
“Le truppe Wagner sono entrate nel villaggio di Dubovo-Vasilyevka, a nord di Bakhmut. Sono in corso pesanti combattimenti” hanno infatti scritto i miliziani sul proprio Telegram.
Stoltenberg: “la città potrebbe capitolare”
Anche il segretario generale della Nato Stoltenberg, al consiglio informale difesa a Stoccolma, ha dichiarato di non escludere la caduta della città: «non possiamo escludere che Bakhmut possa cadere nei prossimi giorni. Questo non sarà necessariamente una svolta nella guerra ma evidenzia solo che non dobbiamo sottovalutare la Russia e dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina».
Secondo quanto attestano gli ultimi dati Ue, circa quattro milioni di ucraini hanno ottenuto in Ue protezione immediata e sono ancora nei Paesi Ue, 11 milioni sono arrivati e poi tornati nel loro Paese. Questo “grazie all’adozione da parte di Bruxelles della direttiva sulla protezione temporanea, che riduce al minimo le formalità per assicurare una serie di diritti: accesso a registrazione e documentazione, procedure veloci per la registrazione, protezione speciale per i bambini con accesso all’istruzione e alla formazione professionale. L’Ue pronta a prorogare la disposizione al 2025″.
L’incognita Nord Stream
L’attacco al gasdotto Nord Stream potrebbe esser stato messo a segno da un gruppo pro-Ucraina. Lo ha riferto il New York Times citando fonti dell’intelligence Usa. Ma il Cremlino ribatte che si tratta solo di “campagna di disinformazione coordinata dai media”.
Il ministro della Difesa ucraino Reznikov ha dichiarato al suo arrivo a Stoccolma che questa storia “non ha nulla a che fare” con Kiev: «penso che le indagini delle autorità ufficiali descriveranno tutti i dettagli. Potrebbe sembrare quasi un complimento per le nostre forze speciali… ma non è opera nostra. Ovviamente gli autori dell’attacco vogliono distogliere l’attenzione. Questo è un chiaro scoop coordinato».
Aiuti dall’Occidente
Il ministro della Difesa ucraino ha dichiarato al consiglio difesa informale di Stoccolma che Kiev ha bisogno di munizioni: «abbiamo bisogno di munizioni, munizioni, munizioni. Ma non solo. Anche sistemi di difesa aerea, veicoli di fanteria da combattimento e altri carri armati come i Leopard. A quel punto avremo il pugno di ferro che ci serve per la controffensiva. Le procedure sono una cosa giusta ma come ha detto il segretario generale della Nato in tempo di guerra la rapidità salva vite. Ecco perché dobbiamo andare avanti il più rapidamente possibile».
Il ministro della Difesa svedese Pal Jonson ha dichiarato: «se ci sono consegne di munizioni all’Ucraina da altri Stati non europei non dobbiamo escluderle, il primo focus dovrebbe essere aiutare Kiev e trovare il modo migliore per farlo».
Sul tema si è espresso anche l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, nella conferenza stampa al termine del Consiglio informale Difesa a Stoccolma: «innanzitutto, abbiamo bisogno di un nuovo pacchetto di supporto per lo European Peace Facility e abbiamo bisogno di un nuovo pacchetto di sostegno per il rimborso o la consegna immediata di munizioni che devono provenire dalle scorte nazionali già esistenti, che siano dello standard della Nato o sovietico – e ha inoltre aggiunto – per questo pacchetto di supporto ho proposto ai ministri 1 miliardo di euro dal Fondo europeo per la pace».
«Dobbiamo coordinare la domanda con gli acquisti per ricostituire le scorte attraverso l’Agenzia per la difesa – ha sottolineato Borrell – che ha insistito sull’idea che dobbiamo andare in modo coordinato e per questo ho proposto di mobilitare attraverso l’Epf un altro miliardo. Abbiamo già deciso un aumento dell’Epf di due miliardi, che sarà usato per le munizioni all’Ucraina, poi se gli Stati vogliono usare altro dall’Epf servirà un altro aumento del Fondo, ma questa non è una questione per oggi» ha spiegato. «Con il sostegno della presidenza svedese, puntiamo a raggiungere un accordo sul pacchetto in occasione del prossimo Consiglio in formato Jumbo – ha concluso – che si terrà non appena il prossimo 20 marzo, dove i ministri degli Esteri e della Difesa prenderanno una decisione formale concreta».
Guterres a Kiev
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è tornato a Kiev per la terza volta e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Oggetto dell’incontro è l’estensione dell’accordo sul grano. Il contratto per l’esportazione di grano ucraino attraverso il Mar Nero controllato dalla Russia scade il 19 marzo e l’Onu chiede un’ulteriore proroga.
Guterres ha anche sottolineato l’importanza della smilitarizzazione della centrale di Zaporizhzhia: «la sicurezza e la protezione intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia sono fondamentali. Ritengo che sarebbe importante anche l’eventuale mediazione per ottenere la completa smilitarizzazione dell’area garantendo al tempo stesso che l’impianto possa tornare alla normale operatività».
di: Micaela FERRARO
aggiornamenti di: Caterina MAGGI
FOTO: ANSA/EPA/MICHAEL REYNOLDS