Esperienza e innovazione di chi tratta la pietra di Carrara da generazioni
Conservando un sapere tramandato da generazioni e generazioni nel Carrarese, Cesare Antognoli e i suoi fratelli proseguono oggi l’attività iniziata decenni fa dal nonno: liberare la bellezza del marmo dalle viscere della Terra, portandolo a splendere alla luce del sole. È proprio lui, terza generazione della famiglia, a raccontarci la storia dei Fratelli Antonioli.
Qual è la vostra storia?
«Nasciamo a Carrara, la capitale mondiale del marmo, dal sapere e la determinazione di nostro nonno che ha avviato l’attività negli anni ‘50 del secolo scorso. Da lì in poi l’impresa è stata tramandata prima a nostro padre e ai nostri zii, e infine a me e ai miei fratelli. Noi, la terza generazione Antonioli, abbiamo vissuto in prima persona la metamorfosi della lavorazione di questo materiale: dalle tecniche precedenti, perlopiù di tipo artigianale e con largo uso di forza manuale, a quelle odierne che impiegano un largo uso di lavorazioni meccaniche. Fino al secolo scorso per il taglio della pietra si sfruttavano in primis le rotture del marmo stesso e quindi si tagliava con l’utilizzo del filo elicoidale, acqua e sabbia; oggi il taglio viene eseguito a secco, senza uso né di acqua né di sabbia, con filo d’acciaio ricoperto con perline diamantate o con catene diamantate».
Che tipo di clientela servite?
«I nostri clienti sono società manifatturiere del posto, per i quali estraiamo i blocchi di marmo per la trasformazione; a volte serviamo anche artisti che necessitano di misure particolari, ad esempio per la realizzazione di una statua. Conserviamo ancora tutto il know how di generazioni, di tradizione e di impiego di tecniche manuali. Io e i miei fratelli abbiamo apportato delle innovazioni tecnologiche in linea con le necessità dei costruttori, semplificando i processi di lavorazione ma al tempo stesso conservando la bellezza del materiale, forgiato dalla Natura. Ciò che ci differenzia dai competitor è la cura nella riquadratura dei blocchi, che offriamo ai clienti perfettamente squadrati con una migliore resa nella trasformazione del materiale e, quindi, con un minore spreco dello stesso. Tagliamo infatti il nostro marmo in modo tale da avvicinarsi il più possibile al multiplo della misura stessa che servirà poi al cliente».
La vostra tradizione è destinata a proseguire?
«Ciò che vorremmo fare in futuro è aggiungere all’estrazione del blocco di marmo anche la trasformazione del blocco stesso in lastre. Questo senza dimenticare i nostri punti di forza a monte, cioè l’estrazione dei blocchi di marmo di cui abbiamo una notevole esperienza. Cerchiamo di trasmettere la nostra professione e soprattutto la nostra passione a tutti i nostri dipendenti e alle mie due figlie, in modo da tramandare, nel tempo, una professione che è e dovrebbe continuare ad essere un’arte: l’arte dell’estrazione dei blocchi di marmo, che non deve diventare un lavoro da realizzarsi in serie, come in una catena di montaggio. Il monte è Natura e con la Natura bisogna continuare a confrontarsi giorno per giorno, adeguare le lavorazioni nel rispetto di lei e di ciò che già ha deciso con le sue rotture, le sue discontinuità e i suoi difetti naturali. Estrarre insomma i frutti che ci offre, con il minor spreco possibile di materiale».
Come Michelangelo liberò David dalla materia, così la cava lascia sgorgare una roccia all’apparenza grezza e aspra dalla montagna, destinata a trasformarsi ancora. Un processo di metamorfosi impossibile, senza il lavoro sapiente e l’esperienza agile di Fratelli Antonioli.