L’azienda della famiglia D’Angelo annovera tra i propri clienti il ministero della Difesa, Leonardo e Fincantieri. Ecco la loro ricetta per il successo

Gli italiani saranno anche un popolo di “santi, poeti e navigatori”, ma sanno anche produrre tecnologie all’avanguardia che consentono al nostro settore Difesa di essere tra i primi al mondo. Un contributo a questo posizionamento l’ha dato sicuramente la romana Sime 2007, che, presieduta da Francesco D’Angelo ed amministrata dal figlio Andrea, si occupa di telecomunicazione e sistemi di movimentazione elicotteri. Tra i loro clienti annoverano Fincantieri, il ministero della Difesa Telespazio e la Leonardo (quattordicesima impresa di Difesa del mondo e la seconda in Europa).

Potete spiegarci, con parole semplici, di cosa vi occupate?
«Abbiamo due unità di business completamente separate: un settore navale e un settore di telecomunicazione. Per quanto riguarda il settore navale noi ci occupiamo dell’assistenza alla vendita e la successiva installazione e manutenzione di sistemi per la movimentazione degli elicotteri a terra e a bordo nave. Parliamo di sistemi fissi, per quanto riguarda quelli installati a bordo delle navi della Marina Militare Italiana, e mobili, se parliamo di carrelli, molto simili ai “muletti” che si utilizzano negli aeroporti per spostare gli aerei, che vengono utilizzati nelle stazioni elicotteri e come backup dei sistemi fissi».

Soffermiamoci sui sistemi a bordo.
«Sostanzialmente, quando l’elicottero atterra sul ponte volo, viene agganciato dal sistema e portato nell’hangar, senza l’intervento dell’uomo sul ponte, che invece controlla la manovra da una cabina di controllo. Quindi non c’è rischio di incidenti sul lavoro in caso di cattive condizioni atmosferiche o ambientali. I  nostri sistemi vengono utilizzati su tutte le navi portaelicotteri della Marina Militare».

Cosa potete dirci sulla vostra unità dedicata alla telecomunicazione?
«Siamo stati per anni attivi sul fronte delle telecomunicazioni satellitari, da poco abbiamo introdotto sul mercato un sistema che, in realtà, era molto in auge negli anni 60-70, il Troposcatter. Il sistema è stato poi sostituito dalle antenne satellitari ma adesso sta tornando sul mercato perché più sicuro e molto meno intercettabile. Il nostro riferimento è sempre il settore della Difesa. In Italia questo prodotto non c’era e, in collaborazione con i nostri partner, ne abbiamo sviluppato uno che è appena stato consegnato al Ministero della Difesa».  

In entrambi i settori, avrete sicuramente bisogno di personale molto specializzato…
«Sì, per quanto riguarda il settore navale i nostri tecnici si sono specializzati in Canada, dove c’è l’azienda che ha progettato i sistemi. Ora sono a loro volta formatori, sia interni che per i nostri clienti. Mentre per il settore telecomunicazioni abbiamo sfruttato il know how pregresso dei nostri soci e collaboratori. Quindi, in realtà, non serve arrivare nella nostra azienda con una formazione specifica, anzi a volte basta tanta voglia di imparare e mettersi alla prova. Non abbiamo un settore specifico, ci occupiamo di meccanica, oleodinamica, pneumatica, elettronica, elettrotecnica, quindi qualsiasi scuola va bene e nessuna va bene. La formazione viene fatta in azienda. L’unica cosa veramente necessaria è la voglia di lavorare e di imparare».

Durante la pandemia, quando il mondo era fermo, voi siete riusciti ad evolvervi, acquistando una nuova sede.
«Era un’idea che c’era da tempo. In quel momento c’era sia il tempo per ricercare un nuovo stabilimento sia la disponibilità finanziaria, quindi abbiamo fatto questo passo. È stata una scommessa ed è andata bene. Avere una sede propria ci ha permesso di sviluppare l’attività e di cogliere altre opportunità».

Tanto lavoro, competenza, coraggio e anche un pizzico di creatività: sembra essere questa la ricetta del successo di Sime 2007 che, dal litorale romano, sta mirando agli oceani e al cielo.