Le aziende che sono in possesso di cannabis sono costrette a chiudere o rinnovarsi
Il CBD è stato catalogato da Hong Kong come “droga pericolosa”. La città impone sanzioni pesanti per chiunque sia in possesso di cannabis costringendo le numerose imprese che lo vendono a chiudere o a rinnovarsi.
Diversi studi ritengono che il Cannabidiolo possa aiutare ad alleviare lo stress e l’infiammazione senza “sballare” il consumatore. Il simile THC, invece, componente psicoattivo della marijuana, è da tempo illegale a Hong Kong come in molti altri Paesi.
Prima del bando al CBD, caffè e negozi che sull’isola vendevano prodotti vari infusi con questa sostanza erano popolari tra i giovani locali. Vietandone l’utilizzo, le attività commerciali legate ad esso hanno chiuso, mentre altre faticano a convertire l’attività.
Questa regola riflette quelle che è una politica di tolleranza zero nei confronti delle droghe sull’ex colonia britannica controllata da Pechino. Per spiegare il cambio di politica, il governo indica la difficoltà di isolare il CBD puro dalla pianta di cannabis, la possibilità di contaminazione con il THC durante il processo di produzione e la facilità con cui il CBD può essere convertito in THC.
Adesso il possesso di CBD può comportare fino a 7 anni di carcere e una multa di 1 milione di dollari di Hong Kong (128.000 dollari). Coloro che vengono condannati per aver importato, esportato o prodotto la sostanza possono rischiare fino all’ergastolo e una multa di 5 milioni di dollari di Hong Kong (638.000 dollari).
Molti dei consumatori abituali sostengono che questo divieto sia un’altra prova che l’isola, hub finanziario internazionale, stia facendo passi indietro.
«Sembra una città meno internazionale», spiega la proprietaria di una CBD Bakery che vende cheesecake, biscotti e bevande infuse di CBD dal 2021. Per conformarsi al divieto ha dovuto scaricare tutte le scorte, comprese decine di biscotti, e dovrà cambiare il marchio alla sua attività.
di: Alice GEMMA
FOTO: PIXABAY