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Nell’accorato appello da Kinshasa, Bergoglio condanna il “colonialismo economico” e le diverse forme di sfruttamento ai danni del continente africano

Papa Francesco è in Congo.

Oggi 2 febbraio ha incontrato le vittime di violenze nella zona orientale del Paese, dove proseguono senza sosta i combattimenti. Il Pontefice ha ascoltato in silenzio le testimonianze dirette delle atrocità che alcuni di loro hanno subito: un giovane che ha assistito alla decapitazione del padre; una ragazza adolescente “violentata come un animale” per mesi; un ex schiavo sessuale costretto al cannibalismo.

Rivolgendosi ai giovani ha chiesto di dire sì all'”onestà e no alla corruzione”. “Diciamo insieme: no alla corruzione“, ha chiesto il Pontefice, parlando in francese.

Ai sacerdoti in Congo, invece, ha chiesto di non cedere alla “mondanità”, di rispettare il celibato e a non praticare “quei vizi che vorremmo sradicare negli altri e nella società“. «C’è un grande rischio, quello di approfittare del ruolo che abbiamo per soddisfare i nostri bisogni e le nostre comodità. Allora, anziché di servire il Vangelo, ci preoccupiamo di gestire le finanze e di portare avanti qualche affare vantaggioso per noi. È scandaloso quando ciò avviene nella vita di un prete o di un religioso», ha detto.

L’appello contro lo sfruttamento delle risorse africane

Da Kinshasa, nella Repubblica Democratica, Bergoglio lancia un appello contro lo sfruttamento delle risorse dell’Africa.

«Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare – ha dichiarato Bergoglio – È tragico che questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un ‘colonialismo economico’, altrettanto schiavizzante. Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono ‘straniero’ ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati».

Il Pontefice è poi arrivato allo stadio dei Martiri di Kinshasa dove migliaia di giovani lo hanno accolto con cori, canti e balli.

La messa a Kinshasa

Nella sua seconda giornata di visita ha tenuto una messa all’aeroporto di Ndolo, a Kinshasa, dove erano presenti almeno un milione di persone.

Durante la messa, il Pontefice ha dichiarato che i cristiani sono chiamati ad essere “missionari di pace”. «È una scelta: è fare posto a tutti nel cuore, è credere che le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengono dopo e non sono ostacoli; che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana; che ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù. È credere che noi cristiani siamo chiamati a collaborare con tutti, a spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell’odio».

Il Papa ricorda Attanasio

Nel pomeriggio di ieri, alle 16:30, si è svolto alla Nunziatura l’evento centrale, l’incontro del Papa con le vittime delle violenze e dei conflitti, che arriveranno a Kinshasa dalla regione del Kivu, dove due anni fa fu ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio. Proprio all’ambasciatore il pontefice ha fatto riferimento ricordando che “alcuni hanno perso la vita mentre servivano la pace, come l’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, assassinati due anni fa nell’Est del Paese. Erano seminatori di speranza e il loro sacrificio non andrà perduto“.

di: Francesca LASI

aggiornamenti: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA/CIRO FUSCO