Pechino tiene il punto sulla sua neutralità: “non accetteremo pressioni e coercizioni statunitensi”. Il leader bielorusso: “pieno sostegno al piano cinese sulla pace”
Al culmine delle tensioni geopolitiche che vedono Pechino e la sua posizione sull’invasione dell’Ucraina nell’occhio del ciclone, con l’Occidente che accusa il Dragone di ambiguità, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko è sbarcato in Cina per una tre giorni di incontri istituzionali.
Nel colloquio con il presidente cinese Xi Jiping, Lukashenko ha dichiarato che la Bielorussia “sostiene pienamente l’iniziativa” cinese sulle proposte per la pace e la sicurezza internazionale, contenute nel documento in 12 punti presentato da Pechino sulla crisi ucraina. Il documento è stato respinto da Ucraina, Usa e Europa.
La visita dell’alleato di Putin è accolta dalla Cina come un'”opportunità per promuovere l’ulteriore sviluppo della cooperazione a tutto tondo tra i due Paesi“. Ufficialmente non si parla dunque di guerra, con Pechino che rispedisce al mittente le accuse statunitensi: «gli Stati Uniti non hanno il diritto di puntare il dito sulle relazioni tra Cina e Russia. Non accetteremo in alcun modo le pressioni e le coercizioni statunitensi».
La Cina, pur mantenendo una posizione neutrale di facciata, non è insomma disposta a mettere in discussione l’amicizia “senza limiti” con la Russia e ad oggi non ha ancora condannato pubblicamente l’invasione dell’Ucraina. Tanto che la settimana scorsa anche un’azienda cinese è finita nel mirino delle sanzioni economiche occidentali: si tratta della Spacety China che avrebbe fornito delle immagini satellitari dell’Ucraina ad affiliati del Gruppo Wagner, mercenari al soldo dell’esercito russo.
di: Marianna MANCINI
aggiornamenti: Micaela FERRARO
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