Frutto dell’esperienza decennale nei luoghi più ostili, ecco la nuova frontiera dell’ibrido

Si fa presto a dire “transizione energetica”: non solo spesso c’è una certa resistenza al cambiamento, ma talvolta mancano proprio le conoscenze e le risorse per fare quel passo avanti che farebbe bene a tutti, alle finanze di chi osa farlo e al pianeta dove viviamo insieme. Per questo Ascot Industrial dopo anni di esperienza nei luoghi più difficili da raggiungere per l’energia (come ad esempio l’Africa rurale) ci presenta oggi, con Michele Greca, le sue novità sia in tema di formazione che di energy storage, per un futuro più luminoso e sostenibile.

Da che valori nasce il vostro impegno?

«Di fronte alle sfide che ci troviamo ad affrontare in questo secolo ci siamo chiesti: “cosa possiamo fare noi per il mondo e per coadiuvare una transizione energetica?”. Ritengo ci sia una linea netta di demarcazione tra vecchi e nuovi modelli di creazione dell’energia, e nel passaggio verso tecniche più recenti si verificano alcune problematiche: ad esempio l’impreparazione generale al cambiamento, sia da parte delle aziende sia da parte degli utenti. Per noi la soluzione è l’esempio, far cioè sperimentare in prima persona agli acquirenti i vantaggi della transizione. Per questo abbiamo costruito a Dubai uno showroom, Hybride Experience, dove si possono trovare tutti gli esempi tecnologici di ibrido nel mondo non solo da visionare ma anche da testare. In questa realtà ci sarà anche una piccola academy, per formare i professionisti di queste nuove tecnologie».

Di cosa vi occupate nello specifico?

«Forniamo energia attraverso generatori elettrogeni innovativi e funzionali. Spesso quando si parla di gruppi di energy storage si tende a non avere presente che questo tipo di tecnologia può sì immagazzinare una risorsa (in questo caso energia elettrica) ma ovviamente la velocità con cui essa viene consumata è direttamente proporzionale al numero di apparecchi energivori che vi vengono connessi; è quindi difficile tenere conto dei consumi, ad esempio. Lavorando in questo senso, anche grazie alla nostra esperienza in 59 Paesi, abbiamo inventato un ibrido che coniugando la tecnologia solare con un motore permette di utilizzare in fase di avviamento la seconda tecnologia solo per quattro ore al giorno, traendo invece la restante energia necessaria dal sole».

Cosa vi rende differenti dai competitor?

«All’inizio abbiamo sperimentato la nostra creazione su un generatore per la telefonia in Africa, poi abbiamo visto che era applicabile anche all’uso civile e industriale. Oggi siamo in grado di offrire delle soluzioni customizzate e provate con almeno 10 anni di esperienza, cioè modelli meglio testati proprio perché abbiamo iniziato a sperimentare (e sbagliare) prima. Inoltre abbiamo eliminato la mentalità “da catena di montaggio” che contraddistingue alcuni nostri concorrenti, preferendo un ascolto diretto del cliente per comprendere e venire incontro alle sue esigenze specifiche».

I prodotti di Ascot Industrial sono evoluti grazie anche alla loro esperienza verso modelli più user friendly e fatti su misura, in modo da poterli adattare ai diversi contesti geografici e sociali in cui possono essere utilizzati; il motivo è anche la grande versatilità delle componenti e dei modelli, che permette di offrire di volta in volta risposte sempre aderenti alle necessità specifiche del cliente. Con queste caratteristiche Ascot Industrial si rivolge sia a un pubblico civile che industriale per contribuire al futuro del pianeta e dell’umanità.