PROTESTE CORRIDA

A Bogotà decine di persone si sono radunate fuori dal Congresso per chiedere l’approvazione di un provvedimento che vieti spettacoli con torture e uccisioni di animali

A Bogotà, in Colombia si è tenuta una manifestazione per chiedere al governo di vietare la corrida, che consiste nella “lotta” tra uomini (il torero) e i tori all’interno di arene.

Durante la protesta, avvenuta all’esterno del Congresso in piazza Bolivar, si è svolto un flash mob con protagoniste decine di persone, alcune seminude, mascherate e dipinte di rosso, a simboleggiare il sangue versato dai tori,. Insieme a loro c’era anche la deputata Andre Padilla, prima firmataria della legge contro la corrida.

«Si tratta di mammiferi con un sistema nervoso che permette loro di provare dolore e sofferenza con la stessa intensità degli esseri umani, che non dovrebbero essere esposti a una morte lenta e dolorosa – ha affermato Padilla – Vediamo spesso persone con le viscere e gli occhi feriti dalle corse con i tori, vittime della loro stessa stupidità».

La Colombia è uno dei pochi Stati in cui gli spettacoli con uccisione di animali sono ancora legali, eredità dell’epoca coloniale spagnola. In Parlamento, però, si sta discutendo un provvedimento per dichiarare fuori legge le corride entro tre anni. Stando a quanto riportato, nonostante la forte resistenza, la maggior parte della popolazione si oppone alle corride, soprattutto per motivi etici.

Il toro viene combattuto in tre fasi che durano circa 6 minuti ciascuna. Un cavaliere ferisce l’animale con una lunga picca, un’arma inastata costituita da una punta metallica. Successivamente alcuni assistenti conficcano arpioni affilati nella parte superiore della schiena del toro, che viene poi ucciso con la spada del matador.

La corrida nel resto del mondo

Nel 2012 la Catalogna ha messo fuori legge le corride approvando un’iniziativa popolare firmata da oltre 180.000 cittadini. Nel 2016, però, il Tribunale Costituzionale ha annullato la legge catalana, sostenendo che la “corrida de toros” fa parte del patrimonio culturale e deve essere garantito e preservato.

di: Francesca LASI

FOTO: SHUTTERSTOCK