Botte, torture, fuoco, petardi: l’orrore delle violenze sugli animali, perpetrate senza un perché da individui deviati, torna protagonista delle cronache. Cosa dice la legge al riguardo?
Rabbia e dolore si alternano senza soluzione di continuità, ma è anche questo lo scopo dell’informazione: indagare i comportamenti umani per conoscere la propria società. Ebbene è una società deviata e criminale quella in cui è morto Aaron, il pitbull bruciato vivo dal suo padrone a Palermo. Non è che l’ennesima raccapricciante storia con protagonista un animale innocente vittima della crudeltà insensata, e una riflessione pubblica sul tema sembra più attuale che mai.
Nelle ultime settimane i giornali hanno fatto spazio a notizie di violenze efferate e torture sulla pelle innocente di animali domestici. Dal gatto Leone al cane Aaron, non serve essere animalisti, vegani convinti o nazi-ambientalisti per soffrire insieme ai tristi protagonisti inconsapevoli di questi piccoli racconti dell’orrore. Non auspichiamo, qui, di rispondere alla domanda “perché”, ma certo ci pare una buona occasione per ricordare come comportarsi davanti alla legge quando ci si imbatte in una storia di maltrattamento di un animale.
Da Aaron a Leone, storie senza un perché
La storia di Aaron non è che l’ultima di una triste serie di veri e propri omicidi di animali. Secondo le ricostruzioni, il pitbull era diventato proprietà dell’uomo, un pregiudicato, da appena quattro giorni. La sera prima di morire diverse segnalazioni avevano avvisato il 112 e la polizia municipale che l’animale era legato sotto la pioggia. L’uomo lo aveva costretto a un palo nei pressi del Giardino Inglese con una corda. Poche ore dopo, Aaron viene dato alle fiamme e bruciato vivo sul marciapiede. Il passaggio di un passante allerta i soccorsi e Aaron viene immediatamente ricoverato. Inutili i disperati tentativi di salvarlo: con ustioni su oltre l’80% del corpo Aaron è morto dopo pochi giorni, riportando gravi lesioni agli organi interni.
Responsabile del gesto un uomo identificato come un senza fissa dimora 46enne di nome Carmen Russo. L’assassino, ora sotto inchiesta per maltrattamento di animali, è ritenuto responsabile di altri reati, come accusa l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente che ha presentato un esposto alla Procura di Palermo. Oltre ad Aron, l’uomo avrebbe ucciso un gatto con una spranga e un altro cane. Russo, “intervistato” da una folla inferocita che l’ha inseguito, ha anche ammesso il gesto spiegandolo così: “l’ho bruciato perché era un diavolo e di fuoco doveva andarsene. In zona Massimo aveva già azzannato un barboncino e poteva colpire i bambini, era un cane di combattimenti, un sanguinario, un killer“. E dire che l’unico killer della vicenda sembra essere proprio l’uomo.
Era stato soprannominato Leone per il suo coraggio, ma non ce l’ha fatta nemmeno il gattino ritrovato per le strade di Agri, Comune nel salernitano, agonizzante e scuoiato vivo. Subito portato nell’ambulatorio veterinario di Cava de’ Tirreni, il micio è sopravvissuto poche ore al ricovero ed è morto per le tremende lesioni riportate. «Un criminale, in grado di compiere questo atto di crudeltà senza precedenti, qualcosa di mai visto prima, è un pericolo pubblico. Va trovato e condannato in modo esemplare» commentava il parlamentare Francesco Emilio Borelli puntando il dito contro la pericolosità sociale dell’assassino di Leone.

E ancora il cane impiccato nel Comune palermitano di Rosolini nel siracusano, i 6 cuccioli di gatto fatti saltare in aria con petardi in provincia di Chieti, il gatto con la testa spaccata a Palermo, il cucciolo di cane morto avvelenato con il topicida sempre nel capoluogo siculo. Ad Alberobello una minorenne ha gettato un gatto (Grey) nell’acqua gelida di una fontana, facendolo morire annegato e congelato. Il video del gesto postato da un’amica: «ciao amò, – scandisce – beccati un po’ di notorietà». E in effetti, con la notorietà è arrivata anche una denuncia. Ancora, sempre a Palermo, nel quartiere San Cristoforo sono stati sequestrati quattro cavalli presumibilmente utilizzati nelle corse clandestine. Gli animali erano tenuti in una stalla abusiva senza microchip e in pessime condizioni igieniche sanitarie, e sono stati ritrovati anche farmaci dopanti.
Nel 2022 la vicenda dei gatti uccisi e decapitati a Livorno aveva fatto inorridire tutta Italia, così come la capretta di Anagni in provincia di Frosinone, picchiata a morte durante una cena di compleanno (per la vicenda ci sono 6 indagati, uno per l’aggressione e cinque per istigazione). A Morlupo, in provincia di Roma, un gruppo di adolescenti ha torturato a morte un gatto facendogli esplodere addosso petardi. L’animale è stato trovato senza vita, buttato come un rifiuto, con evidenti segni di bruciature e violenze. A settembre dello scorso anno siamo tutti inorriditi davanti alle immagini dell’anatra ferita uccisa a bastonate da un gruppo di giovanissimi di Rodi Garganico, nel foggiano, con gli autori che si incitavano a vicenda a infierire “un colpo secco” all’animale per finirlo.
Link: il salto della violenza
Ci sono notizie che ci mettono in difficoltà. Perché difficili da raccontare, impossibili da spiegare, figuriamoci da capire. Sono cronache imbevute di violenza assolutamente insensata, capaci di proiettarci nell’abisso della mente umana prima e lasciarci senza un perché dopo. Eppure una spiegazione dobbiamo provare a darcela. Una prima interpretazione ce la dà l’Oms che parla del “link”, ossia la connessione individuabile fra la violenza sugli animali e le altre condotte criminali.
La criminologia internazionale infatti da tempo riconosce una stretta correlazione fra il maltrattamento degli animali e altre azioni violente. Chi commette reati contro gli animali, insomma, manifesterebbe segni di pericolosità sociale a tutto campo e in particolare, secondo gli studi, di violenza domestica. «D’altra parte – spiega la presidente dell’associazione Link-Italia Francesca Sorcinelli alla Nazione – il maltrattamento di animali agito da bambini o adolescenti, può essere specchio di una situazione ambientale e/o familiare caratterizzata da abusi fisici, sessuali o psicologici. I minori che maltrattano animali possono compiere successivi atti di bullismo sui compagni, fino ad una escalation di condotte che in età adulta possono implicare stalking, stupri, omicidi, compresi gli omicidi seriali».
Lo confermano i dati: nel Report del 2016 redatto da Link-Italia insieme al Corpo forestale dello Stato un sondaggio eseguito su campione di 682 detenuti dimostra come nell’ambito di alcune fattispecie di reati violenti (maltrattamenti in famiglia, stupri e omicidi) sia quasi sempre rinvenibile un pregresso di maltrattamenti di animali. In generale, il 64% del campione ha maltrattato e ucciso animali da adulto; il 96% di questi aveva già commesso questo reato da minorenne. È chiaro dunque, e forse non era necessario addurre ulteriori prove, che chi si macchia di crimini contro gli animali palesa un profilo criminale e una pericolosità sociale a tutto campo che promette di non risparmiare nemmeno gli esseri umani.
Se da un lato quindi sottovalutare questi gesti è pericolosissimo, dall’altro ci sono altri fattori da valutare. Fra questi, un elemento comune a molte delle cronache di maltrattamenti di animali più recenti: i video. Non è raro che gli atti di violenza nei confronti di animali, specialmente quando i carnefici sono giovani e adolescenti, spesso minorenni, diventino di pubblico dominio “grazie” agli stessi autori che si riprendono e poi pubblicano il video delle mattanze. Un elemento che lascia trapelare due informazioni. La prima riguarda gli amici e le compagnie dei soggetti violenti, che pur non prendendo parte alle torture si prestano volentieri a riprendere la scena con il telefono, incitando alle violenze o ridendoci su. Forse, qualcosa in più del semplice reato di incitazione alla violenza.
La seconda considerazione riguarda gli autori: posto che dietro ad un gesto violento come quelli descritti risiede necessariamente una pericolosità sociale pregressa o repressa, l’atto di immortalare le proprie azioni sotto il plauso pubblico della propria compagnia e pubblicarlo sui social ha un chiaro significato aggravante. La speranza di diventare “virale”, non importa come, va a braccetto con il desiderio di approvazione sociale, e la violenza è ormai un modo come un altro, quanto un balletto o uno sketch comico, per vivere i propri 15 minuti di fama, una che vale più di un essere vivente.
Violenza sugli animali: cosa dice la legge italiana
E in Italia? Nel nostro Paese ad oggi è l’articolo 544 del Codice Penale a punire “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”. Le pene della legge n. 189 del 2004 vanno dai tre ai 18 mesi (le multe vanno da cinquemila a 30mila euro), il raddoppiate se l’animale è portato alla morte dalla condotta.
Raccogliendo un’istanza proveniente da diverse associazioni animaliste, in primis la LAV, la politica ha però promesso di inasprire le pene per questi reati, nel disperato tentativo di scongiurarne di nuovi. La deputata Michela Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la difesa dell’ambiente, è relatrice di un nuovo disegno di legge sui reati contro gli animali presentato già nel febbraio 2023. Il testo dovrebbe approdare in Commissione Giustizia da febbraio 2024, come promesso dal presidente Ciro Maschio.
Il testo presentato prevede inasprimenti anche per il reato di abbandono, che diventa maltrattamento, e “introduce nel codice penale le norme contro esche e bocconi avvelenati, oggi dettate solo da un’ordinanza ministeriale“. Da sempre Brambilla ha condotto la sua azione parlamentare a tutela degli animali. Nella legislatura precedente ha fatto approvare la proposta di legge costituzionale che inserisce nella nostra Carta la tutela degli animali, così come dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità.
Non è un caso che il testo voglia punire più severamente anche i reati diffusi online tramite video, con lo scopo dichiarato di evitare l’effetto emulativo spesso temuto. Tra i firmatari della legge c’è anche Devis Dori (Europa Verde), che nel 2023 ha presentato un’altra proposta normativa insieme a Link Italia. Il testo vuole “fornire strumenti e competenze idonei a far emergere la correlazione fra crudeltà su animali, violenza interpersonale e ogni altra condotta deviante, antisociale e/o criminale“.
A queste si aggiunge la proposta di legge contenuta nella riforma del codice della strada presentata dal A queste si aggiunge la proposta di legge presentata dalla Lega sull’abbandono. Il testo prevede la sospensione o la revoca della patente per chi abbandona gli animali a bordo strada, oltre ad equiparare il reato all’omicidio stradale. L’abbandono di animali è già reato secondo l’articolo 727 del Codice Penale, ma con questa nuova legge saranno previste le medesime pene per “lesioni personali stradali gravi o gravissime“, tenuto conto che abbandonando un animale “si mette in pericolo anche gli altri utenti della strada” come spiega in una nota il Carroccio.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/ ANDREA FASANI