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Il 76enne rischia l’ergastolo, è accusato di “collusione con forze straniere”

Inizia il processo al magnate dei media pro democrazia Jimmy Lai, che deve rispondere alla Corte di West Kowloon, a Hong Kong, alle accuse di “collusione con forze straniere”.

Il 76enne fondatore dell’Apple Daily rischia il carcere a vita dopo essere stato incriminato con la legge del giugno 2020 che ha inasprito la sicurezza nazionale a seguito delle proteste di massa ad Hong Kong nel 2019. Jimmy Lai si è dichiarato non colpevole delle quattro contestazioni, tra cui due capi di imputazione di cospirazione finalizzata alla collusione con forze straniere e uno di collusione con forze esterne.

A Lai è inoltre contestata la cospirazione per “pubblicazioni sediziose” legate all’Apple Daily. Il figlio del 76enne, Sebastien Lai, ha chiesto in svariate occasioni l’aiuto internazionale per far rilasciare l’uomo, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller ne ha chiesto il rilascio sottolineando che “le azioni che soffocano la libertà di stampa e limitano il libero flusso di informazioni hanno minato le istituzioni democratiche di Hong Kong e danneggiato la reputazione di Hong Kong come centro economico e finanziario internazionale“. Anche il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha sposato la causa, dichiarano che “in quanto giornalista ed editore eminente e schietto, Lai è stato preso di mira nel chiaro tentativo di fermare l’esercizio pacifico dei suoi diritti alla libertà di espressione e di associazione. Chiedo alle autorità di Hong Kong di porre fine al procedimento giudiziario e di rilasciare Lai“.

Dalla Cina la condanna alle posizioni di Stati Uniti e Gran Bretagna è stata dura. Il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha sostenuto che “le osservazioni di Usa e Gb sul caso sono in grave violazione dello stato di diritto, costituiscono una palese manovra politica e un esempio della politica dei doppi standard“. Il portavoce ha poi aggiunto che la Cina si oppone “con determinazione ed è fortemente insoddisfatta” dell’ultima vendita di armi statunitensi a Taiwan e saranno adottate contromisure a carico delle aziende coinvolte.

di: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: EPA/BERTHA WANG