argentina proteste

Migliaia le persone che hanno preso parte a cortei di protesta contro il piano di deregulation e privatizzazione del presidente argentino

Una nuova ondata di proteste è ricominciata a Buenos Aires e non solo: l’Argentina è infatti tornata a invadere le piazze in quella che ha inaugurato la stagione delle manifestazioni contro il Governo Milei. Una grande e partecipata manifestazione si è verificata nella notte del 23 dicembre anche a Cordoba, Rosario, Santa Fe e Mar del Plata al suon di “la patria non si vende” e “Milei spazzatura, sei la dittatura“.

Diversi scontri tra polizia e manifestanti si sono registrati a Cordoba, dove le forze dell’ordine hanno ricorso all’utilizzo di spray e gas lacrimogeni per disperdere un raduno spontaneo nella piazza Patio Olmos.

Il governo si dichiara deciso a portare avanti l’iter parlamentare del decreto.

In questo contesto i sindacati hanno annunciato per mercoledì 27 dicembre una manifestazione di protesta.

A scatenare le proteste sono state le parole del neo eletto presidente che poche ore prima aveva annunciato il suo piano di deregulation, ossia un ampissimo progetto di privatizzazione di tutte le aziende e di azzeramento delle leggi sul mercato. Si tratta di un decreto contenente oltre 300 fra deroghe a leggi e disposizioni in termini di libero mercato, promosso dopo la svalutazione del peso decurtato del 50%.

Presentando il documento Milei ha parlato della “base per la ricostruzione” del Paese, con la stessa ricetta ultraliberista che lo ha portato a vincere le elezioni.

Così per Milei sfila il primo cacerolazo, la protesta pacifica in cui si fa rumore sbattendo le padelle. È la risposta ad un piano di stabilizzazione, come vorrebbe essere, che rischia però di dividere ulteriormente la società civile.

di: Marianna MANCINI

Aggiornamento di: Alice GEMMA

FOTO: EPA/JUAN IGNACIO RONCORONI