Nuovo record negativo di natalità, il paese asiatico vive ormai decenni di declino delle nascite
I giapponesi non hanno mai avuto così pochi nuovi nati. Lo dice l’ennesimo record demografico negativo, tratto da un rapporto diramato dal ministero della Salute di Tokyo. Il numero di nuovi nati registrato in Giappone è crollato per l’ennesimo anno, segnando un nuovo record negativo di una spirale di “emergenza culle vuote” che dura da un decennio. Sarebbero circa 800 mila i nuovi nati che mancano all’appello, secondo le statistiche. Un numero che significa che i nuovi giapponesi, in 40 anni, si sono dimezzati: nel 1982 infatti il Sol Levante registrava più di 1,58 milioni di nascite. Inoltre, il Giappone ha “conquistato” un altro record negativo: quello della mortalità che l’anno scorso si è attestata a oltre un milione e mezzo di persone; è la più alta dal Dopoguerra.
Il problema non è solo quindi chi non nasce in Giappone, ma chi muore. Per la terza più grande economia del mondo sta diventando un problema garantire a tutti una pensione accettabile e sanità ad hoc, in uno scenario in cui la sua popolazione invecchia sempre id più. Dagli anni ’80 il tasso di fertilità è crollato a 1.3, ben al di sotto del 2.1 necessario a mantenere la popolazione stabile. Questo, sommato alla scarsa immigrazione nel Paese (da sempre piuttosto settario e alle prese con problemi di razzismo) ha creato un mix preoccupante di fattori. A cui si aggiunge anche che il Giappone è il Paese con la più alta aspettativa di vita al mondo: oltre 1500 persone, solo nel 2020, aveva 100 o anche più anni.
Come ha sottolineato anche il Primo Ministro Fumio Kishida questo sta portando il Paese «al limite, al punto di non essere in grado di mantenere la sua funzionalità sociale». «Nel considerare la sostenibilità e l’inclusività della nostra economia e società nazionale – annuncia Kishida – abbiamo messo in cima all’agenda il problema della mancata natalità. Il Giappone non ha più altro tempo da perdere per risolvere questo problema». Una nuova agenzia preposta a questo scopo sarà inaugurata ad Aprile, mentre da Gennaio Kishida aveva già annunciato un corposo piano di investimenti in programmi di natalità. Che però potrebbero non bastare.
Oltre alla questione dei costi del mantenimento di un figlio infatti si sommano anche quella del costo della vita, dello spazio (letteralmente considerando la geografia del Giappone) e della mancanza di supporto alla nascita e all’infanzia in molte città. Un cocktail micidiale di fattori che rende difficilissimo crescere dei bambini, il che significa che sempre meno coppie stanno concependo figli. Inoltre i giovani sposi e compagni che vivono nelle città si trovano spesso molto lontani dalle aree rurali, dove le famiglie di origine potrebbero provvedere loro supporto economico e sociale. Inoltre, sempre più persone (anche a causa del pessimismo post pandemia) scelgono di non sposarsi, scoraggiate dal clima generale, dalle numerose crisi globali e pertanto dal futuro stesso.
di: Caterina MAGGI
FOTO: EPA/DIEGO AZUBEL