La storica azienda familiare di Latina esporta in tutto il mondo soluzioni tecnologiche e sartoriali per tutti gli ambienti e tutti i gusti

Anche se spesso considerate più per la loro funzionalità che non per il potenziale decorativo, le porte sono elementi d’arredo a tutti gli effetti: a volte basta cambiarne una per rinnovare a colpo d’occhio immediato un ambiente e assicurargli nuova luce. Oggi scopriamo la realtà 100% italiana di G&A Porte, maestri dell’artigianalità e pionieri nella tecnica. Ci racconta questa impresa storica il CEO Antonio Gelfù.

Come nasce il progetto di G&A Porte?
«Cuore di questo progetto imprenditoriale di porte da interni è la nostra storica azienda di famiglia, nata nel lontano 1936 a Itri, in provincia di Latina, dove mio nonno gestiva la falegnameria di paese con dedizione e sacrificio. Negli anni Settanta mio padre apre una sua falegnameria, quasi in concorrenza con mio nonno, ma è negli anni Novanta che il progetto cresce e, grazie a un approccio più industriale impresso da mio padre, da piccola realtà di Paese G&A Porte si espande e diventa società. Dal mio ingresso in azienda, all’inizio del 2000, siamo cresciuti tantissimo: nel 1999 segnammo un traguardo che sembrava enorme per l’epoca, arrivando a produrre e commercializzare 1.000 porte in un anno. Oggi ogni anno realizziamo circa 100mila pezzi in due stabilimenti produttivi su una superficie di oltre 12mila metri quadri e con circa 90 collaboratori».

Che cosa vi ha permesso di cavalcare con successo questo mercato?
«Come tutti i mercati, anche quello delle porte negli anni è cambiato molto. Per noi sono stati determinanti gli investimenti in tecnologia, a partire dagli impianti di linee di produzione automatiche che ci hanno permesso di ampliare la crescita dei volumi. Seguendo i percorsi di Industria 4.0, abbiamo informatizzato (in alcuni casi persino robotizzato) tutti i passaggi della produzione. Parallelamente, abbiamo orgogliosamente mantenuto il nostro carattere di azienda familiare. Devo ringraziare mio padre che ancora oggi mi guida come un faro: mentre lui cura ancora l’aspetto artigianale, io sviluppo quello industriale. Così oggi attingiamo ad un mercato estremamente diversificato: G&A Porte copre il 95% del territorio italiano. Il 15% della nostra produzione è destinato all’estero».

Ci racconti il vostro prodotto…
«Ciò che ci ha permesso di crescere con questa continuità è stata la nostra attenzione verso un prodotto di eccellenza. Siamo una delle poche realtà industriali del settore a garantire che, dal materiale grezzo fino alla consegna, le nostre porte nascono interamente in Italia, garanzia di qualità e serietà specialmente per i mercati esteri. La nostra produzione si dispiega in tre linee: il marchio principale G&A ricopre un mercato medio con un catalogo di oltre 120 modelli di porte e 25 varianti di colore. Poi c’è SpazioQuadro, un marchio più ristretto nel numero di modelli (circa 55, con 12 varianti decorative) che offre a una clientela più esigente porte più studiate tecnicamente. Infine una terza linea con produzioni di prima fascia: è un catalogo davvero per tutti. Anche il concetto di porta è molto cambiato rispetto al passato: anche se non si è persa la sua funzionalità, sappiamo che oggi le porte rappresentano un vero elemento di arredo. Per questo offriamo un servizio sartoriale, con la possibilità di personalizzare al massimo i nostri modelli in dimensioni, colori, optional e varie lavorazioni».

Cosa c’è in cantiere per il futuro?
«Stiamo già guardando all’Industria 5.0, con l’inserimento di nuovi elementi di impiantistica che miglioreranno le performance di produzione in termini di numeri, qualità e controllo sul prodotto, offrendo linee sempre nuove: lo scopo è aumentare del 40% la produzione per andare incontro a un mercato estero che crede molto in noi. Lavoriamo già in America, Africa Centrale, Emirati, Russia. Sempre nell’insegnamento di mio padre: cercare la perfezione per restituire un prodotto durevole e pregiato».

La mission finale di G&A Porte? Aprire nuove porte al mondo, sempre orgogliosi della propria qualità.

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