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Intanto i leader mondiali si ritrovano a New York per la 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite

Durante un’intervista a Pbs il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha dichiarato che “è abbastanza ovvio che la guerra durerà a lungo, e per far sì che la guerra finisca il prima possibile vorremmo essere d’aiuto“.

Erdogan ha poi aggiunto che “Putin è effettivamente dalla parte di porre fine a questa guerra il prima possibile questo è quello che ha detto e credo alle sue osservazioni“.

Intanto a New York si avvia la 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, sul tavolo anche la questione ucraina.

Secondo quanto riferisce la Tass il presidente russo Vladimir Putin visiterà la Cina per consultazioni con il presidente cinese Xi Jinping in ottobre. La conferma della notizia arriva da Nikolai Patrushev, il segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale russo.

Al Consiglio Affari generali di Bruxelles il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares, insieme al vicepremier ucraino Olha Stefanishyna, ha dichiarato che Madrid sostiene l’adesione di Kiev all’Unione europea. «La presidenza spagnola dà la massima importanza a tutto ciò che riguarda l’Ucraina, in particolare all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea – ha spiegato Albares. – Vogliamo che l’Ucraina entri al più presto nella famiglia europea». Secondo il documento presentato da Germania e Francia sul futuro dell’Unione europea è importante usare la clausola passerella per aumentare la possibilità di ricorso alla maggioranza qualificata in Consiglio Ue e, in vista dell’allargamento, mettere in campo una riforma dei Trattati oppure, se ciò non è percorribile, “delineare il futuro dell’integrazione europea secondo quattro distinti livelli concentrici“, livelli che sarebbero costituiti da “un inner circle” composto dai Paesi dell’eurozona e Schengen, dai Paesi dell’Ue, dall’Ue più i membri associati (come Gran Bretagna o Svizzera) e dalla Comunità Politica europea. Si legge nel documento che “l’obiettivo è essere pronti per l’allargamento entro il 2030. Allo stesso tempo gli Stati candidati dovrebbero soddisfare tutti i criteri di accesso entro una data precedente al 2030“, secondo i due Paesi “l’Ue non è pronta ad accogliere nuovi membri. Le istituzioni e i meccanismi decisionali non sono disegnati per un gruppo da 37 Paesi e, così come sono attualmente, rendono difficile perfino per i 27 gestire crisi in maniera efficace e prendere decisioni strategiche“. La priorità nel documento è quella della “protezione di un principio fondamentale, quello dello Stato di diritto” che necessita di “un aumento del budget comunitario“.

Dal fronte

Intanto le notizie dal fronte continuano a essere drammatiche. Secondo quanto riporta il New York Times l’attacco missilistico del 6 settembre che ha colpito un mercato della città di Kostiantynivka, nella regione del Donetsk, causando almeno 16 morti, non sarebbe opera di Mosca, ma sarebbe partito per errore da un territorio sotto il controllo ucraino. Il giornale cita prove analizzate “inclusi frammenti di missili, immagini satellitari, resoconti di testimoni e post sui social media, suggeriscono fortemente che l’attacco catastrofico sia stato il risultato di un missile di difesa aerea ucraino errante, lanciato da un sistema di lancio Buk“.

Oggi, invece, è a Melitopol che il conflitto si fa più pesante con “almeno cinque esplosioni” registrate. Ne dà notizia il sindaco in esilio della città, Ivan Fedorov, su Telegram dove spiega che “la più forte è avvenuta nella zona di Avtokolorlit. Siamo in attesa di dettagli da parte dei nostri militari“.

Il sindaco di Leopoli, Andriy Sadovoy, su Telegram ha annunciato che a causa di un attacco di un drone russo sono tate distrutte oltre 300 tonnellate di aiuti umanitari. A essere colpito, spiega Sadovoy, è stato “un magazzino appartenente alla Ong Caritas Spes è stato colpito, causando la morte di un lavoratore e la distruzione di forniture umanitarie“. Il sindaco ha detto di aver parlato con il capo della Caritas “avevano appena ricevuto aiuti umanitari, vestiti, scarpe, generatori da inviare da Leopoli ad altre parti dell’Ucraina. Ora è tutto in fiamme. Molti prodotti alimentari e dell’industria leggera stanno bruciando“.

di: Flavia DELL’ERTOLE

FOTO: EPA/MICK TSIKAS