DIRITTI UMANI ARABIA SAUDITA Mohammed bin Salman

Con la salita al potere di Mohammed bin Salman aumentano esecuzioni, torture e violazioni dei diritti umani: il rapporto della Ong Reprieve

Un rapporto pubblicato dalla Ong Reprieve alza il velo sul quadro dei diritti umani in Arabia Saudita.

Tra i dati che emergono dal documento spicca il numero delle esecuzioni capitali: almeno 1.000 negli ultimi 7 anni. Questo numero si è “quasi raddoppiato” dopo la salita al potere del principe ereditario e primo ministro Mohammed bin Salman.

Dal 2010 al 2014, infatti, sono state registrate in media 70,8 esecuzioni all’anno, dal 2015 al 2022 questo numero è salito a 129,5 (+82%).

Tra le altre violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita, secondo il rapporto, ci sono anche un uso estensivo della tortura, nessuna trasparenza nei processi, discriminazioni nei confronti di donne e stranieri. Viene citato il caso di 81 persone condannate a morte durante un’esecuzione di massa il 12 marzo 2022. Di queste, solo 12 condanne era documentabili dagli atti dei dibattimenti in aula. “I restanti 69 uomini sono stati processati, condannati e giustiziati in totale segretezza“, facendo pensare che il numero complessivo sia “di gran lunga sottostimato“.

Ancora, si legge, dal 2013 ad oggi sono stati messi a morte 15 minori, di cui 11 dopo l’ascesa al potere del numero due di re Salman. Il 75% delle donne uccise dallo Stato tra il 2010 e il 2021 erano straniere, soprattutto keniote ed etiopi, e il 56% erano lavoratrici domestiche.

La pena di morte, inoltre, verrebbe sfruttata per mettere a tacere dissidenti e manifestanti, mentre nelle carceri il ricorso alla tortura sarebbe “endemico“.

Il rapporto della Ong inglese, elaborato insieme a Esohr (European Saudi Organisation for Human Rights), inoltre, punta il dito anche contro i Paesi occidentali, alleati dell’Arabia. L’Occidente, infatti, si sarebbero dimostrato “incapace” di limitare le esecuzioni.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: SHUTTERSTOCK