Il ministro apre ad un “tavolo di pace per definire insieme le regole di convivenza”

Si è presentato questa mattina, 19 dicembre, alla Camera per rispondere dell’informativa urgente sollevata dall’opposizione dopo le sue dichiarazioni sulla magistratura. Il ministro della Difesa Guido Crosetto aggiusta il tiro ma sostanzialmente mantiene il punto: «il mio – spiega – non è stato un attacco alla magistratura, le mie sono state riflessioni e preoccupazioni riguardo ad alcune tendenze che vedo emergere non in modo carbonaro ma in modo molto evidente».

«Mi era stato riferito – aggiunge – che in varie riunioni ufficiali della magistratura e congressi venivano dette delle cose che dovevano sollevare preoccupazioni istituzionali, un dibattito». Il sospetto quindi non viene meno, così come il rispetto, precisa Crosetto: «io ho un profondo rispetto per l’ordine della magistratura. Le mie sono state alcune riflessioni e preoccupazioni riguardo ad alcune tendenze che vedo emergere nelle discussioni dei magistrati».

Il ministro aveva già risposto sul caso toghe alla Camera oltre ad essere stato sentito in Procura a Roma come persona informata dei fatti.

Infine una mano tesa: «ho capito che esiste da parte della magistratura la percezione di un attacco – ammette. – Penso che nessun potere, nessun organo dello Stato debba sentirsi sotto attacco da parte di un altro, o limitato nelle sue azioni dall’altro». Di qui, il ministro lancia un patto, un “tavolo di pace nel quale si definiscono le regole per la convivenza nei prossimi anni“.

Crosetto non risparmia l’attacco agli errori giudiziari: «posso chiedermi che senso ha pensare in una democrazia che si riferisce all’avanguardia avere tre, quattro persone al giorno che finiscono ingiustamente nelle carceri italiane? E non parlo dei potenti. I potenti raramente finiscono in carcere. Parlo di migliaia di persone, sconosciute, che finiscono ingiustamente ogni giorno in carcere senza alcuna motivazione».

Poi il riferimento al processo civile, che “dura più del doppio che in altri paesi e gli investitori, anche italiani, quando devono trasferire la sede di una holding vanno all’estero“. La colpa, ammette infine, non è però solo della magistratura: «sarebbe troppo facile dar la colpa al magistrato, se non ha strumenti, non ha possibilità di fare non può risponderne. La colpa è complessiva, parte da qua anche quella, parte dal governo, da chi in questi anni si è concentrato su uno scontro senza risolvere problemi che toccavano le aziende e i cittadini normali».

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/FABIO FRUSTACI