Cosa si nasconde dietro l’erede Windsor meno amato dagli inglesi, che oggi è diventato sovrano e raccoglie l’eredità dell’indimenticabile Elisabetta II

Nell’immaginario collettivo un principe è un eroe romantico che ama cavalcare e sa tirar di spada, indossa mantelli di discutibili colori pastello e sposa bellissime principesse, meglio se bionde, con grandi occhi azzurri. Nella realtà di chiunque abbia smesso, suo malgrado, di credere alle versioni edulcorate delle storie della Disney, un principe è un personaggio quasi mitologico che esiste solo in alcune parti del mondo, a cominciare dall’Inghilterra, patria della famiglia reale più amata, contestata, chiacchierata e seguita del mondo. I Windsor.

Ma se parliamo di un principe Windsor scintillante sotto la Union Jack britannica la prima figura che salta alla mente, perlomeno nella maggior parte dei casi, è quella di William, neo principe del Galles, mai quella del padre, che pure è stato il principe ereditario più longevo nella storia del Regno Unito: Re Carlo III, il “principe dimenticato”. La definizione arriva dal Time, che nel lontano 2013 dedicò la copertina all’Erede scegliendo una definizione che voleva mettere in luce il legame quanto mai tiepido tra Carlo e i suoi sudditi. I motivi per cui il re non sia mai stato molto amato, fin da ragazzo, sono tanti: eppure viene da chiedersi se la Storia non sia stata anche impietosa con lui, che non ha certo potuto contare su alcune delle più solide giustificazioni che hanno ammantato di romanticismo diversi personaggi del reame. Cresciuto all’ombra della carismatica madre, per i sudditi e a più largo raggio per il mondo intero Carlo è stato prima “figlio”, poi “marito” quando Lady Diana è entrata come una cometa nella sua vita e in quella del popolo britannico, poi “padre” quando i giovanissimi William e Harry hanno conquistato il cuore del regno camminando a testa bassa dietro il feretro della madre. Sempre ai margini, sempre una comparsa nella storia di altri mentre fuori dalla finestra vedeva passare la Storia, quella vera, che si scrive sui libri e si insegna ai ragazzini tra i banchi di scuola.

Il suo primo giorno da protagonista, Carlo lo ha avuto l’8 settembre 2022, quando il segretario privato di Sua Maestà la regina Elisabetta II ha telefonato al primo ministro Liz Truss: “London Bridge is Down”. Queste poche parole hanno segnato la fine di un’era e, con uno spintone, hanno buttato l’eterno principe ereditario al suo posto sotto i riflettori. Nelle sue prime ore da sovrano Carlo è stato guardato con curiosità e il mondo lo ha messo a fuoco chiedendosi chi fosse davvero il nuovo re. L’uomo dietro la corona, ma anche la persona dietro il personaggio che i media hanno contribuito a costruirgli addosso.

Nato il 14 novembre 1948 a Londra, Charles Philip Arthur George è stato un bambino sensibile, insicuro, tanto da attirarsi le “antipatie” del padre, il duca di Edimburgo, che lo considerava troppo introverso, intellettuale, scarso dal punto di vista della prestanza fisica. Per forgiarne il carattere, Filippo lo spedì in un collegio militare, Gordonstoun, nonostante le richieste del principe di studiare arte e letteratura. Gli anni della sua adolescenza sono stati difficili: vessato e bullizzato, è stato così provato da questa esperienza che per i suoi figli ha scelto una scuola differente, Eton, che lui stesso avrebbe voluto frequentare. Nonostante tutte le difficoltà, la scuola gli diede modo di dimostrare la sua bravura nelle materie umanistiche e nel teatro: in Inghilterra si parla ancora della sua prova nel Macbeth di Shakespeare, portato in scena nel 1965, che gli valse il titolo di “miglior attore dell’intera scuola”. In seguito, durante un intervento alla Camera dei Lord, Carlo raccontò la sua triste esperienza alla Gordonstoun: «è stata dura perché mi si chiedeva molto dal punto di vista mentale e fisico, ma sono fortunato perché penso di aver appreso lì le mie capacità e le mie debolezze». In seguito, si laureò al Trinity College di Cambridge in storia, archeologia e antropologia: fu il primo membro della Royal Family ad ottenere una laurea. La sua formazione in campo militare venne affinata nel Royal Air Force College, in cui conseguì il brevetto da pilota di jet, e si concluse al Royal Naval College di Dartmouth.

Quella che emerge dalle biografie che sono state compilate su di lui, in particolare da quella firmata da Michel Faure intitolata Charles, re d’Inghilterra, è l’immagine di un uomo che non è mai stato realmente compreso, come se non fosse in grado di ispirare empatia e simpatia nei sudditi.  Nel corso degli anni è stato definito “brutto anatroccolo”, “pecora nera”, “traditore” e “debole”; un principe poco carismatico e sicuramente poco iconico, incapace di tenere il passo con le figure che lo circondavano: difficile stabilire fino a dove sia stata una sua responsabilità, benché gli sia stato spesso recriminato di non aver mai “fatto nulla” per risultare simpatico ai sudditi. È curioso come il personaggio di Carlo, seppur misterioso e complesso, sia risultato del tutto impermeabile al fascino che i reali esercitano sul resto del mondo: la sua immagine ha guadagnato qualche punto di favore esclusivamente dopo la nascita dei nipotini, come se la figura di Carlo “nonno” avesse fatto breccia in uno schermo di antipatia che “l’uomo” non aveva potuto scalfire in alcun modo. Una sorta di rovescio della medaglia che spinge a porsi una domanda: cosa si aspettava il mondo da questo principe, che questo principe non è stato in grado di dare? E, a voler essere più polemici, come mai il pubblico – perché di questo si tratta, sudditanza o meno – è stato pronto a fraternizzare con personaggi problematici almeno tanto quanto l’erede ma non con lui? Sono stati perdonati molti difetti alla famiglia reale: a Lady Diana, per esempio, alla stessa regina, a Filippo, ma anche al principe più ribelle della storia, Harry. Eppure Carlo è sempre rimasto in lizza sul patibolo del boia: se il matrimonio fallimentare con l’icona del progressismo femminile non ha aiutato la sua causa, non si può certo dire che ci fosse stata molta empatia pregressa per un bambino cresciuto da una tata, che poteva vedere sua madre 15 minuti al giorno, e per un ragazzo privato del suo primo (vero?) amore, che probabilmente potrebbe aver sviluppato una serie di carenze affettive fin dall’infanzia. La monarchia viene spesso accusata di essere l’istituzione più bigotta ancora esistente al mondo, con l’unica eccezione forse del Vaticano, ma se il filtro è negli occhi di chi guarda, i primi carnefici di Carlo potrebbero esser stati i suoi stessi sudditi.

La figura di Carlo III è indissolubilmente legata a quella di due donne molto forti, oltre alla madre Elisabetta: Camilla Rosemary Shand, anche conosciuta come Camilla Parker Bowles, che dall’8 settembre 2022 è regina consorte del Regno, e Diana Spencer, Lady D, principessa del Galles. Il loro è stato forse il triangolo d’amore più chiacchierato della storia inglese: Carlo conobbe Camilla negli anni ’70, quando era lo scapolo più ambito d’Inghilterra (e non solo). Avevano entrambi 23 anni, lei era simpatica, sicura di sé stessa, divertente, si presentò a lui dicendogli “sai che la mia bisnonna era l’amante del tuo bisnonno?” e fu amore. Camilla non era nobile, ma ben inserita nell’Upper Class inglese: tuttavia aveva avuto altri ragazzi e questo era inaccettabile per la famiglia reale, rigorosa e pudica, che pretendeva una sposa vergine per l’erede al trono. Camilla venne rifiutata e sposò Andrew Parker-Bowles. E per Carlo, lo stereotipo mai riuscito del principe azzurro, si andò in cerca di quella principessa da fiaba: modesta, pudica, umile o finta tale, poco importava. E la si trovò: il caso volle che fosse anche bionda e con gli occhi azzurri. Diana. Si è molto parlato della principessa del popolo, la più amata di sempre dagli inglesi, e fu lei a parlare pubblicamente del matrimonio infelice con Carlo, contribuendo a segnare indelebilmente l’immagine del re con la stampa e con i sudditi. Nella celebre intervista rilasciata alla Bbc nel 1995, Diana raccontò di aver trovato, a pochi giorni dalle nozze, un bracciale che Carlo aveva comprato per Camilla, con le iniziali “FG”, ovvero “Fred e Gladys”, i soprannomi che si erano dati i due amanti. Definì anche il suo matrimonio “affollato” e dichiarò di ritenere Carlo “inadatto a diventare re”, portando al minimo il gradimento della popolazione per la famiglia reale in generale e per l’erede al trono in particolare. Un’ombra che rincorre Carlo da allora e che gli oscura il viso ancora oggi che siede realmente sul trono. Forse, se il destino (o chi per lui) fosse stato più clemente con Diana, alla principessa del popolo sarebbero state riconosciute delle responsabilità nella fine del suo matrimonio e nella campagna diffamatoria che ne seguì. Ma la storia si concluse nel modo più tragico, con la morte di Lady Da Parigi il 31 agosto 1997. Il lutto segnò per sempre il ruolo da colpevole di Carlo: non c’è redenzione per chi resta. L’amore del popolo si riversò ruggente sui due bambini di Diana, che avevano perso la mamma e che spezzarono il cuore del mondo nelle immagini della cerimonia funebre. William e Harry vennero quel giorno adottati dall’intero popolo d’Inghilterra e un po’ da tutto l’Occidente.

E Carlo? Per Carlo la favola era conclusa da molto tempo, resta da comprendere se fosse mai iniziata. A lungo i media hanno ipotizzato che, alla morte di Elisabetta II, potesse essere William a salire sul trono, scavalcando Carlo, come avrebbe desiderato la madre Diana. Invece il London Bridge è caduto e il principe ereditario, stagista per 64 anni, ha afferrato lo scettro e indossato la corona. Carlo III oggi è la somma di tutti i “Carlo” che è stato in passato ma il sovrano, nel presente, ci tiene soprattutto a ricordare chi “non è”: «salve, piacere di conoscervi tutti. Non sono affatto come mi ritraggono su Netflix», ha dichiarato durante un evento in Scozia a un gruppo di parlamentari facendo riferimento alla celebre serie The Crown.

Secondo una biografia scritta dal giornalista americano Christopher Andersen, esperto della Royal Family, il monarca 73enne nasconde alcune particolarità che contribuiscono a rendere più umana la sua figura. Per esempio, sembra che il re viaggi sempre con il suo orsacchiotto d’infanzia, un vecchio giocattolo che non permette a nessuno di toccare, fatta eccezione per la sua vecchia tata, Mabel Anderson, unica che ha il permesso di rattopparlo quando si rovina a causa dell’usura del tempo. Non solo: secondo quanto riporta il giornalista, il re si sposta sempre con una speciale vaschetta per il ghiaccio perché, come sua madre, odia i cubetti quadrati e quindi desidera “i propri”. Pare inoltre che Carlo si sposti sempre “con una tavoletta del water fatta su misura” e con lo chef al seguito, perché pretende che i pasti siano cucinati esclusivamente da lui, indipendentemente dal luogo in cui si trova. Quest’ultimo dettaglio è in realtà sintomo di una profonda diffidenza. Si racconta che il sovrano si fidi soltanto di un ristretto gruppo di persone e che tema di essere avvelenato.

Un grande merito di Carlo, che gli è valso il soprannome di “re verde”, è quello di esser stato un ecologista ante litteram. Negli anni ’80 il suo pensiero circa il tema ambientale e la necessità di salvaguardare il pianeta, unitamente alla sua passione per gli orti biodinamici e il compost, era considerato quasi anacronistico; invece in epoca di crisi climatica possiamo ormai dire che il suo monito ai potenti del mondo si sia rivelato premonitore. La sua passione per il riciclo e la sua attenzione ai temi ecologisti lo hanno portato a creare una “fashion taskforce” con l’imprenditore italiano Federico Marchetti, per produrre moda sostenibile. Filantropo e grande appassionato di architettura, tanto da aver scritto un libro in merito, il nuovo sovrano del Regno Unito ha un’anima umanista a cui il mondo non ha mai prestato molta attenzione. Adesso, accanto alla sua Camilla, incoronata regina consorte d’Inghilterra nonostante ogni pronostico, Carlo III ha la possibilità di farsi conoscere dai suoi sudditi emergendo in piena luce. Ma per farlo deve prendere le redini di una “carrozza” trainata per 70 anni dalla regina più amata del Regno, l’ultima grande sovrana del mondo occidentale, ed è vero che per aiutarlo a “brillare”, come tutto il Paese si aspetta che faccia, ci saranno William e Kate, la coppia reale più popolare e amata, ma ancora una volta il principe dimenticato correrà il rischio di finire nell’ombra e incastrarsi tra le righe di una storia che sembra non aver mai veramente vissuto da protagonista.

BOX – Gli altri “Carlo”

Prima che salisse al trono, si era ipotizzato che Carlo potesse scegliere come nome da sovrano uno dei suoi secondi nomi. Questo perché “Carlo” viene considerato “sfortunato”. In realtà come sappiamo il re ha infine scelto di mantenere il suo nome originale, come fatto da sua madre Elisabetta prima di lui, ma è interessante capire chi sono stati i suoi “scalognati predecessori”. Carlo I d’Inghilterra regnò dal 1625 fino al 1649: il suo fu un regno travagliato per via degli scontri tra cattolici e protestanti. Sposò una cattolica e sciolse più volte il Parlamento che manifestava dissenso. Nel gennaio del 1649 venne destituito e decapitato: dopo la sua morte, l’Inghilterra divenne una repubblica gestita da Oliver Cromwell (un pronipote di quel, Cromwell, cancelliere di Enrico VIII). L’erede al trono, Carlo II appunto, fuggì in Scozia dove venne proclamato re: passò i successivi 9 anni in esilio, per sfuggire ai tentativi di vendetta delle forze inglesi guidate da Cromwell, e tornò solo dopo la morte di quest’ultimo a Londra, dove sedette sul trono che era stato del padre. In seguito si assicurò di giustiziare tutti coloro che avevano firmato la condanna a morte di Carlo I, e persino il corpo di Cromwell venne dissotterrato e decapitato. Tuttavia non passò alla storia per questo: di lui si ricordano perlopiù le numerose amanti, compresa la venditrice di arance Nell Gwyn; Carlo II morì nel 1685 senza figli legittimi. Nessuno si sarebbe sorpreso, dunque, se l’attuale re Carlo III avesse scelto di cambiare nome: si tratta, dopotutto, di una tradizione iniziata nel 1837 con la regina Vittoria, che si chiamava Alessandra. Quattro degli ultimi 6 sovrani hanno cambiato nome: Edoardo VIII era conosciuto come principe David prima di diventare re e Giorgio VI in realtà si chiamava Alberto.

BOX – Dai corgi ai jack russell, i cani di palazzo

Con la salita al trono di re Carlo III, un’altra era è finita al palazzo di Windsor: quella dei corgi della regina Elisabetta II. I cagnolini dalle zampe corte sono rimasti fedelmente al fianco della sovrana per 70 anni, ma adesso con il cambio della guardia hanno dovuto fare le valige e trasferirsi a casa di Andrea e della duchessa di York Sarah Ferguson, per lasciare il posto ai vivaci Jack Russell compagni di vita di Carlo e Camilla, Beth e Bluebell. Re Carlo e la consorte hanno adottato i due cagnolini dal canile di Battersea Dogs and Cats Home nel 2017: Beth era stata trovata legata a un palo, mentre Bluebell l’avevano trovato a vagare per i boschi senza più pelo. Gli ultimi due corgi di Elisabetta invece, Muick e Sandy, che si sono dovuti adeguare al trasferimento, vivono adesso al Royal Lodge a Windsor.

BOX – Il passaggio dei titoli e delle dimore tra i reali

In Inghilterra quando un nuovo sovrano viene incoronato si mette in moto una catena di cambiamenti che parte dai titoli e finisce alle abitazioni e ai loro abitanti, animali compresi. Con la salita sul trono di re Carlo III, William è stato elevato al rango di Principe del Galles e i figli dei Duchi di Sussex (Harry e Meghan) hanno acquisito i titoli di principe e principessa. Per quanto riguarda le abitazioni, invece, Carlo e Camilla dovrebbero lasciare la loro amata Clarence House per trasferirsi a Buckingham Palace, abitazione ufficiale del monarca regnante. C’è però la possibilità, secondo il biografo britannico Hugo Vickers, esperto di etichetta reale, che la nuova coppia regnante decida di condurre gli affari ufficiali a Buckingham ma rimanga a Clarence come avrebbero voluto fare la regina Elisabetta e il principe Filippo, fermati dall’allora primo ministro Winston Churchill che non glielo permise. Per quanto riguarda le altre abitazioni, il castello di Balmoral, residenza preferita della regina, dove ha accettato la proposta di matrimonio di Filippo e dove è morta, dovrebbe rimanere nelle mani di Carlo; invece Sandringham House, lussuosa palazzina giacobita nel Norfolk, dovrebbe passare al principe William.