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Il Cremlino smentisce le minacce di Putin a BoJo: “una menzogna”

La giornata, a 11 mesi dall’invasione, si apre con una richiesta espansiva della Nato che ora volge il suo sguardo a Oriente. Ieri il segretario generale Jens Stoltenberg ha esortato la Corea del Sud ad aumentare il suo sostegno militare all’Ucraina, seguendo la politica estera di altri Paesi dell’Alleanza e rispondendo a un “urgente bisogno” di munizioni.

Nel frattempo l’Egitto si ritaglia sempre più uno spazio nella mediazione del conflitto. Oggi il segretario di Stato Blinken è in Egitto per discutere dell’aggravarsi della crisi mediorientale. Domani, invece, sarà il turno di Lavrov che avrà un colloquio con il capo della diplomazia egiziana Sameh Shoukry. Il loro ultimo colloquio risale al 17 dicembre.

Oggi invece Putin ha avuto un colloquio telefonico con il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman. Secondo il Cremlino, i due hanno conferito in merito alla cooperazione nell’ambito dell’Opec+ e nell’ottica di assicurare stabilità al mercato del petrolio.

Prova a placare i toni del conflitto il cancelliere tedesco Scholz, che oggi ha incontrato il presidente cileno Gabriel Boric. «Abbiamo fornito assistenza, finanziaria, umanitaria e anche fornendo armi – questo è un nostro obbligo – e allo stesso tempo abbiamo fatto tutto il possibile per garantire che il conflitto non si aggravi – ha dichiarato Scholz. – Perché influenzerebbe il mondo intero se portasse a una guerra, ad esempio tra Russia e paesi della Nato. Questo non accadrà. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per impedirlo. Lo abbiamo impedito per tutto il tempo e continueremo a farlo».

Netanyahu e Macron condannano l’Iran

Il premier Benjamin Netanyahu ha comunicato alla stampa di aver avuto una conversazione telefonica con il presidente francese Macron: «il presidente Macron ed io abbiamo condannato con forza la partecipazione attiva dell’Iran nel ferimento di civili innocenti in Ucraina. Ho ringraziato Macron per la partecipazione al lutto delle famiglie che hanno perso i loro cari nell’attentato a Gerusalemme».

La telefonata fra Boris Johnson e Putin e quella minaccia: “basterebbe un solo minuto…”

Intanto un documentario della Bbc che approfondisce il rapporto fra Putin e gli altri leader mondiali ha diffuso il contenuto di una conversazione fra il presidente russo e Boris Johnson risalente al febbraio 2022, mese dell’invasione. In questa occasione Putin minacciò l’allora premier britannico di un attacco missilistico, per il quale sarebbe bastato “un minuto”. Lo stesso BoJo in seguito parlò di una conversazione “straordinaria” e “molto lunga” in cui preannunciò a Putin che la sua guerra sarebbe stata una “catastrofe totale”, portando truppe Nato ai confini e producendo sanzioni.

Una lunga operazione di convincimento che non distolse Putin dal suo intento e che ad un certo punto avrebbe fatto alzare i toni della conversazione: «ad un certo punto – spiega lo stesso BoJo – mi minacciò dicendomi: Boris, non voglio farti del male ma, con un missile, ci vorrebbe solo un minuto o qualcosa del genere. Credo – aggiunge l’ex premier – che dal tono molto rilassato che stava assumendo, il tipo di aria di distacco che sembrava avere, stesse solo assecondando i miei tentativi di convincerlo a negoziare», anche dato il tono “molto familiare” adottato.

La notizia è stata immediatamente smentita dal Cremlino, secondo cui le dichiarazioni rese dall’ex premier britannico “non sono vere o piuttosto sono una menzogna“. Il portavoce Peskov ha precisato che Putin aveva, in quell’occasione, sollevato preoccupazioni sul fatto che l’adesione dell’Ucraina alla Nato e il dispiegamento di missili ai confini con la Russia avrebbero di conseguenza reso Mosca raggiungibile da missili “in pochi minuti”.

La Cina tenta la mediazione

Un tentativo di placare le acque arriva anche dalla Cina. Il portavoce del Ministero degli Esteri Mao Ning si rivolge agli Stati Uniti che, nonostante dicano di voler risolvere il conflitto, si rivelano “il più grande promotore della crisi in Ucraina“, fornendo armi al Paese e aumentando “costantemente la durata e l’intensità del conflitto“. Washington dovrebbe piuttosto, a detta di Pechino, “smettere di inviare armi e raccogliere i frutti della guerra“, per “promuovere quanto prima un allentamento della situazione in modo responsabile e creare ambiente e condizioni favorevoli affinché le parti interessate possano negoziare pacificamente“.

Lavrov: “mai rinunciato alla speranza di un dialogo con l’Europa”

Nonostante la tensione sembri essere più alta che mai, la Russia afferma di non aver “mai abbandonato un dialogo sulla base di uguaglianza con i partner europei né la ricerca di vie per risolvere i problemi della sicurezza“. A dichiararlo è il ministro degli Esteri Lavrov che accenna alla comparsa in Europa di forze politiche aperte al dialogo con Mosca.

Armi dall’Italia

Il ministro degli Esteri Tajani apre alla possibilità che l’Italia invii sistemi di difesa aerea in Ucraina, dopo che “il Parlamento ha votato qualche giorno fa la possibilità di inviare nuove armi” al Paese invaso. Prima di qualsiasi invio, ha precisato ancora il titolare della Farnesina, “verrà informato il Parlamento dal ministro della Difesa Crosetto“.

Guerra sul fronte

È ancora Kharkiv nel mirino dei raid aerei russi. Questa notte le forze armate hanno bombardato il quartiere Kiev, distruggendo completamente il quarto piano di un edificio. Le stime parlano di due o tre persone ferite e, secondo il capo dell’amministrazione statale regionale, un morto.

di: Marianna MANCINI

Aggiornamento di: Alice GEMMA

FOTO: ANSA/EPA/CLEMENS BILAN