Le religiose erano state criticate per l’apertura di un canale social: “legittimo esercizio dei nostri diritti”
Le 13 suore benedettine del monastero di clausura di Pienza protestano dopo le sanzioni promosse contro di loro dalla diocesi di Montepulciano. Al centro della diatriba tra il convento e i vertici religiosi l’apertura di un profilo social da parte delle religiose, che ha suscitato diverse critiche in Vaticano. Questa, scrivo le13 religiose, “è un’epurazione senza motivi ufficiali: vogliamo capire di cosa siamo accusate” e “non vi sono atteggiamenti disallineati ma piuttosto vi è legittimo esercizio dei diritti che lo stesso diritto canonico riconosce”.
Le suore avevano espresso critiche su alcuni provvedimenti decisi per loro alla Santa Sede, fra cui il trasferimento della madre superiora. Oggi rendono noto di aver fatto ricorso in Vaticano contro le sanzioni decise a Roma. Secondo le 13 donne “la professione religiosa perpetua non priva chi la emette né della voce né della ragione” e “l’obbedienza è un ossequio dell’intelletto e della volontà ai comandi legittimi e secondo giustizia, non cieca e supina subordinazione a comandi arbitrari”.
“In pratica siamo oggetto di provvedimenti di punizione senza che sia spiegato qual è il comportamento per cui saremmo state sanzionate. Se si considera che le punizioni sono severe perché comportano l’allontanamento dal monastero e finanche dalla vita monastica, appare mortificante accettare una punizione senza nemmeno sapere perché si viene puniti” sottolineano le suore aggiungendo che le sanzioni sono state decise con decreti del Dicastero vaticano per gli istituti di vita consacrata.
di: Caterina MAGGI
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